MUSICA




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Roger Waters al Lucca Summer Festival: la recensione del concerto


L’immagine di una donna che guarda l’orizzonte, solitaria, su una spiaggia, viene proiettata per quasi 20 minuti su un mega schermo, mentre il pubblico aspetta Roger Waters. Improvvisamente il cielo si tinge di rosso e inizia una sorta di apocalisse. Due ore dopo, lo show si conclude con quella donna, che viene raggiunta da una bambina (la figlia?) e assieme guardano lo stesso orizzonte, ora con speranza, mentre il pubblico esce dal concerto.

Nello show di Roger Waters c’è il racconto della disperazione e de,l disastro dell’attualità, e c’è la speranza. Il concerto visto a Lucca, alle mura della città, ha amplificato ulteriormente questa storia che l’ex-Pink Floyd sta portando in giro da più di un anno: uno schermo ad alta risoluzione da 66 x 12 metri, 12 torri sonore che circondano le mura, ciminiere fumanti gonfiabili alte 13 metri, maiali volanti, e fuochi d’artificio. Una produzione ancora più spettacolare a quella vista nei palazzetti.

Lo show, nella struttura, è quello che è passato in Italia per ben concerti 6 date a Milano e Bologna la scorsa primavera ma l’allestimento è diverso: non c’è più lo schermo centrale che percorre la platea, ma uno solo, enorme, dietro il palco. E lì che lo spettacolo inizia, alle 21.10, mentre il sole sta scendendo sulla città toscana e sulle 25 mila persone.

La scaletta non cambia: si comincia con “Breathe”, si prosegue con “One of this days”, con il basso pulsante di Waters che chiama il primo grande boato del pubblico. La prima parte dello show alterna brani dei Pink Floyd a qualche sortita in “Is this the life we really want?”, l’ultimo album di studio.
La band sembra piccolissima dietro quel megaschermo, eppure è potente. Waters la guida ora suonando, ora cantando, ora dedicandosi alle consuete arringhe del pubblico mentre i musicisti fanno il resto. Jonathan Wilson, a cui sono affidate le parti vocali di Gilmour, è la vera arma segreta del gruppo, assieme ai cori delle Lucius: danno profondità ed esperienza al suono, mentre a Dave Kilminster sono affidati gli assoli.


Già, il suono: perfetto, e spazializzato, arriva da diversi punti e da ogni torre di casse. Così senti passare un elicottero, uno vero della polizia che controlla dall’alto il concerto, e ti chiedi se sia un effetto sonoro, prima di realizzare che è la realtà, non parte del mondo che Waters sta costruendo con suoni e immagini. La prima parte finisce con un uno-due che stenderebbe chiunque: “Wish you were here” e la sequenza dedicata a “The wall” che culmina con il coro di bambini su “Another Brick in the Wall Part 2”, che si liberano dalle tute da prigionieri per mostrare una maglietta con la scritta “Resist”.

Nell’intervallo sullo schermo appaiono slogan varie forme di resistenza; poi si iniziano a sentire rumori allarmanti, compreso quello di un elicottero. Questa volta è un effetto sonoro, che prelude alla trasformazione del mega schermo nella centrale di Battersea Park che campeggia sulla copertina di “Animals”. Nello show al chiuso, scendeva in mezzo al palazzetto, trasversale. Qua fa da sfondo, enorme, alla lunga e stupenda sequenza di “Dogs” e “Pigs”. E’ la parte più “politica” dello show, che confluisce in “Money”, e che mostra prima il già noto attacco al “buffone”-“charade” Trump e poi ai diversi leader politici europei e mondiali. Nota a margine: Waters non ha aggiornato le immagini rispetto alla scorsa primavera, sono sempre presenti anche i politici italiani, con una particolare insistenza su Berlusconi, ma gli ultimi eventi nazionali non sono stati considerati dal rocker, nel suo show.

Gli effetti visivi non sono terminati, anzi: il prisma di laser che richiama “The dark side of the moon” che si accende su “Brain damage” ed “Eclipse”, i fuochi d’artificio finali che arrivano sul finale “Confortably numb”, unico bis che arriva dopo un lungo monologo sui rifugiati palestinesi e chiude lo show dopo quasi 2 ore e mezza. Due mani si uniscono sullo schermo, prima di lasciare spazio alla riunione tra la donna e la bambina.

“Restiamo umani”, si leggeva sul maiale volante che ha sorvolato il prato durante “Pigs”: certamente la musica e show come questi sono un bel modo per recuperare il senso di cosa significa essere umani, oggi.



Scaletta
(Speak to Me)
Breathe
One of These Days
Time
Breathe (Reprise)
The Great Gig in the Sky
Welcome to the Machine
Déjà Vu
The Last Refugee
Picture That
Wish You Were Here
The Happiest Days of Our Lives
Another Brick in the Wall Part 2
Dogs
Pigs (Three Different Ones)
Money
Us and Them
Smell the Roses
Brain Damage
Eclipse
Comfortably Numb