MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Orietta Berti, la gradevole inutilità di cui abbiamo bisogno



Dai talk show alle meteore di Amadeus la signora imperversa in ogni canale. E dispensando sempre gli stessi rassicuranti sorrisi calma le acque già troppo agitate della ordinaria programmazione



Quando la nave è senza nocchiero in gran tempesta le soluzioni possono essere diverse. Una delle più facili è cercare volti rassicuranti, capaci di trasformare quella nave in semplice barca, e senza opporre resistenza né remate, lasciare che conduca in porto sani, inutili e salvi. Così accade che ripescando dall’ampio bacino di antiche glorie in odor di delicato trash sia stata presa Berti Orietta, al punto da far diventare ardua l’impresa di cambiare canale senza incappare nelle sue rose fucsia stampate su magliette in simil lana.

Sera dopo sera, l’Orietta continua a rilasciare con grazia maldestra spruzzate di cipria rosata, commenti e sorrisi sempre con la stessa identica tonalità, sia che stia elogiando Di Maio o i biscotti appena sfornati. Dall’alto dei suoi quindici milioni di dischi venduti, del suo successo tanto duraturo quanto fané e dei suoi gorgheggi studiati con ostinato impegno, l’usignolo di Cavriago ha accettato di buon grado il compito di riempire i palinsesti infestati dalle urla come alghe appiccicose per schiarire le acque, come ospite d’onore, master chef vip, giurata d’eccezione e commentatrice da talk show.

L’ultimo esempio è il nuovo programmino di Amadeus firmato Carlo Conti, “Ora o mai più”, in cui piccole meteore dei passati Sanremo si rimettono in gioco. Giudice e fata madrina è la signora Berti, che un bel sette non lo nega a nessuno, senza polemiche né contrappunti. Moglie di Osvaldo, madre di Omar e Otis, padrona dei cani Olimpia e Otello, oltre l’ostinata propensione per la lettera O, la capinera dell’Emilia ha vestito a onor del vero pochi abiti, sicuramente meno di quelli delle bambole che colleziona sui copriletto ricamati all’uncinetto. Restano impressi i fasti 
di Suor Sorriso con “Dominique” 
(nicche nicche) e lo sdegno cantato in “Tarantelle” di Umberto Balsamo in cui tuonava (si fa per dire): «Non è permesso vivere adesso senza rubare di qua e di là, un assessore, senza rumore, la villa al mare così farà».

Tutto il resto è un placido fluttuare sul mare piatto senza scossoni. Dove con le sopracciglia disegnate e il giusto tocco di surrealtà, la signora Berti dispensa consigli e ringraziamenti indistinti, destinati a durare quanto una passata di lucidalabbra. E lasciando quel senso di inutile benessere, come quando ci si immerge nel mare di Riccione.