MUSICA




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'Pino è', il concerto degli amici. L'emozione allo stadio San Paolo

'Pino è', il concerto degli amici. L'emozione allo stadio San Paolo
di GINO CASTALDO

"Napoli è molto più che pizza e mandolini". Come dirlo meglio di Lorenzo Jovanotti, che con queste parole infiamma lo stadio di Napoli all’inizio del concertone? Pensare a Pino Daniele è come pensare alla musica. Lui ne era innamorato, era la guida della sua esistenza, e questo amore, oggi, tre anni dopo la sua scomparsa è tornato allo stadio San Paolo, moltiplicato da mille voci, quelle del pubblico e della lunga fila di cantanti accorsi a rendergli omaggio.



La lista è impressionante, sono tantissimi, e nella loro diversità ricostruiscono la ricchezza della musica di Pino, a partire da Jovanotti che osa, gioca il tutto per tutto e rappa in duetto virtuale di fronte alle immagini di Pino che sullo schermo propone Yes I know my way: "la voce di suo figlio per l'Italia intera" urla Lorenzo e dà il via alla maratona, ricomparendo per magia da un'altra parte dello stadio per cantare da solo, voce chitarra e Saturnino accanto, Putesse essere allero, tenera, tenerissima in un improbabile dialetto napoletano che si può perdonare (anche se sui social qualche critica c'è).

Sono in tanti a dover superare la sfida. Non è facile essere credibili, per chi non è di Napoli, ma tutti ci provano e lo sforzo è apprezzato. Così come si perdona a Biagio Antonacci e Alessandra Amoroso di andare a toccare una perla come Che male c’è, e a Emma e Giuliano Sangiorgi di rivedere insieme Quanno chiove. La scelta della serata è stata tutta in favore delle performance.



Non c’è un presentatore, i raccordi sono video che ricordano Troisi, i vari momenti della storia di Pino, oppure dei narratori come Pierfrancesco Favino, Giorgio Panariello, Vincenzo Salemme o Alessandro Siani, che recitano poesie, raccontano storie, completano il mosaico che ricostruisce il ricordo di Pino Daniele. L’inizio di Jovanotti è un vero fuoco d’artificio, un’esplosione, appena smorzata subito dopo dal lungo monologo di Siani, fino a che la musica non ha ripreso la scena. Sono un esercito: Paola Turci, Gianna Nannini, Giuliano Sangiorgi, Emma Marrone, Biagio Antonacci, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti che canta O’ scarrafone e ricorda una canzone che alla lettera recitava: "questa Lega è una vergogna" e ovviamente si alludeva alla Lega che oggi è al governo nel nostro paese.


La sfida non è solo quella del dialetto. C'è di mezzo l’emozione, il confronto col mito, un filo rosso da raccogliere e rilanciare. Giorgia è stellare cantando Questo immenso, Francesco De Gregori la prende alla lontana chiamando accanto a sé Enzo Avitabile e il suo cuore napoletano, per proporre la "sua" Generale, perché era una delle preferite di Daniele. Baglioni si prende Alleria, quintessenza di quello strano rapporto tra solarità e malinconia, tra mare aperto e blues che era al centro dell’anima di Pino, e poi ricorda i tempi di Oltre, quando l’amico napoletano arrivò in studio per mettere la sua chitarra nel pezzo Io dal mare. Non è un confronto, non è una gara, si perdona tutto, il pubblico è generoso, caldo, appassionato, ma a volte la grazia scende dall'alto e illumina Elisa e Fiorella Mannoia per reggere l’onda d’urto emotiva di Quando, capolavoro sublime, la canzone nata da un rapporto di affinità elettive con Massimo Troisi, e poi la spavalda sfrontatezza di Je so pazzo riletta da un altro duetto al femminile, Elisa e Gianna Nannini, che poi resta sola per affrontare Anna verrà, in una dedica incrociata a Pino Daniele e Anna Magnani. Ci sono tante donne a rilegerre le sue canzoni, com’è giusto, per le figure femminili che emergevano dalle sue canzoni, ma anche per le tante collaborazioni, molte delle quali sono ben rappresentate questa sera, da Giorgia a Irene Grandi. La Mannoia è un fiume di emozioni e lacrime, Venditti, come il suo amico De Gregori, sceglie una “sua” canzone, Notte prima degli esami, raccontando aneddoti divertenti. Pino avrebbe scaricato il pianoforte quando era agli inizi della sua carriera, ma ci ha anche raccontato con buona dose di autoironia che una volta Pino gli ha regalato un set completo per tintura di capelli.

Per rispettare la varietà della musica di Pino arriva anche una giusta dose di rap, con Clementino che intona ‘a tazzulella e cafè, poco prima che Renzo Arbore, in collegamento video, racconti di come l’aveva scelta per le sue trasmissioni radiofoniche. Passi per Il volo, il trio autorizzato chissà come a cantare le canzoni di Pino, ma è talmente una festa che lo stadio gremito di spirito napoletano apprezza anche una versione di Anema e core cantata da Francesco De Gregori e sua moglie. Ma è festa grande, ognuno rende omaggio come può e come vuole, aiutato dal magnifico pubblico che canta, sottolinea, completa e integra tutto quello che ci può essere per completare l’enormità di questo tributo, lungo, interminabile, ma ricco di momenti altamente emotivi. Ci si mette anche Massimo Ranieri a scovare una Cammina cammina che racconta con l’intensa delicatezza del genio di Pino di un incontro con la morte. La notte è lunghissima e procede verso altri duetti e altre sorprese, Tiromancino e Ornella Vanoni, Giuliano Sangiorgi con Marco D’Amore, con i napoletani che hanno condiviso la storia di Pino portati a tarda notte e tutto spinge al finale che tutti aspettano, ovvero a uno stadio intero che canta Napul’è. A quel punto non c’è più bisogno di nessuno. Il popolo canta la canzone del suo eroe, e un coro, è la condivisione più bella che si possa immaginare, ed è il finale di una storia che non dovrebbe mai finire.