MUSICA




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Renato Zero, la mia rivoluzione continua con Zerovskij


"Volevo sfuggire alla costrizione dei 5 minuti di una canzone, uscire dal compiacimento di regalare al pubblico i successi. Volevo dare qualcosa di più ai zerofolli". Ed è così che è nato Zerovskij Solo per amore, forse il progetto più ambizioso della carriera di Renato Zero che dopo l'album doppio, costruito pensando già al progetto live che ha debuttato il 1 luglio scorso a Roma, approda ora al cinema per una tre giornate "speciale" il 19, 20 e 21 marzo in oltre 300 sale (distribuito da Lucky Red), nella versione registrata all'Arena di Verona. Uno show ideato, scritto e diretto dallo stesso Renato Zero, con la collaborazione di Vincenzo Incenzo, che travalica le definizioni di musical e di concerto per spingersi nel terreno di una esperienza totalizzante, tra teatro, musica, danza, filosofia, che fonde prosa alta e cultura pop. In una immaginifica stazione ferroviaria, diretta dal misterioso capostazione Zerovskij, protagonisti sono Amore, Odio, Tempo, Morte e Vita, non concetti astratti, ma umanizzati, pronti al confronto amaro, ironico, tenero e spietato con un figlio di nessuno, Enne Enne, e i due viaggiatori di sempre, Adamo ed Eva. Un viaggio nella condizione umana. Un progetto ambizioso che all'inizio ha fatto storcere il naso a più di qualche sorcino della prima ora.

"Tutto dipende dalla volontà - spiega Zero -: se uno ha voglia di sperimentare non può stare lì a subire le pressioni del mercato o delle tendenze. Questa volontà, aggiunta all'esperienza, comporta che il cambiamento debba essere accettato dal pubblico non per ragioni di sudditanza, ma per il coraggio che dimostra l'artista, che potrebbe vivere di rendita con la Siae e che invece va a giocarsi l'osso del collo. Come ho avuto ragione con paillettes e lustrini e a cantare Vecchio quando avevo 41 anni, oggi posso tentare la carta di una piccola rivoluzione musicale e personale: i risultati ottenuti dimostrano che anche stavolta non mi sono sbagliato". Voglia di sperimentare, ma anche di sentirsi libero. "Di decidere della mia vita artistica e personale, di avere ancora il dono di raggiungere le persone con qualunque mezzo, fragrante, sincero e con la vitalità di questi 67 meravigliosi anni, che a conti fatti sono stati un bel bilancio". Certo non economico, scherza, dato che dall'imponente produzione di Zerovskij - 120 artisti e altrettante maestranze -, con tutti sold out all'attivo, "ho guadagnato meno che in tutta la mia vita: una pizza e una birra, ma sono soddisfatto". Ma la storia del capostazione, un po' angelo e un po' filosofo che rivaluta le ombre e le incertezze di tanti esseri umani, potrebbe non finire qui. "In giro ci sono molti più Zerovskij di quello che pensiamo e mi piacerebbe potesse continuare a essere vivo, a sindacare sulle nostre vite, su certe speranze e delusioni. Zerovskij non si ferma, non s'accanna facilmente, è uno tosto che vuole i suoi spazi", aggiunge il re dei sorcini che si lascia andare anche un veloce bilancio: "Ho messo a nanna tutte le mie sofferenze e le mie solitudini, non ci si deve lamentare quando si è riusciti a costruire un'impalcatura che si chiama Renato Zero. La vita non voleva sorridermi, io l'ho costretta a farlo".