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Robbie Williams: «Soffro di un disturbo mentale, sono stato spesso vicino alla morte»


L'ex Take That rivela la lotta per la sua salute mentale e come gli eccessi del passato l'abbiano quasi ucciso: «Sono incline a sabotare tutto». La scomparsa dell'amico George Michael poi l'ha fatto riflettere
Robbie Williams, 44 anni e una vita di eccessi e successo, ha fatto i conti con se stesso e per la prima volta ha ammesso pubblicamente di soffrire di «un disturbo mentale». Disturbo, ha aggiunto, contro cui lotta da tutta una vita e che più volte l’ha portato vicino alla morte. «Ho una malattia nella mia testa che tenta di uccidermi», ha spiegato al Sun, paragonando la sua «vita sulle montagne russe» a quella di George Michael, scomparso a 53 anni il giorno di Natale del 2016.


«Fortunatamente e sfortunatamente, mi abbandono a me stesso, sono incline a sabotare tutto», ha aggiunto il cantante, diventato famoso negli anni ’90 come membro dei Take That. Così a volte questa lotta per la sua salute mentale lo travolge, ma altre volte Robbie ne ha bisogno per salire sul palco. Sì, perché esistono anche periodi di «beatitudine» che sono «meravigliosi».

Robbie poi è tornato a parlare di George Michael, raccontando come lui e l’autore di Last Christmas fossero legati da un «profondo legame»: entrambi erano diventati solisti dopo aver fatto parte di band di successo (I Take That per Williams, gli Wham! per Michael), entrambi avevano lottato contro gli stessi demoni. «La sua scomparsa mi ha fatto riconsiderare il mio stile di vita», ha continuato il cantante, oggi papà di due ( Theodora Rose, 4, e Charlton Valentine, 2) e marito di Ayda Fields, «Sono stato così tante volte vicino alla morte… e poi grazie a Dio l’ho sempre attraversata».



Il cantante al momento è in Australia con il tour The Heavy Entertainment Show. Tour che aveva dovuto sospendere lo scorso autunno per «un’anomalia al cervello», che l’aveva costretto a un ricovero immediato in terapia intensiva, «È stato molto strano», aveva poi rivelato dopo il ricovero, «passare dall’essere in tournée alla terapia intensiva. L’intera esperienza mi ha davvero terrorizzato. Avevo già affrontato l’oscurità prima, ma all’epoca avevo 23 anni, 27 e poi 32. Una volta che sei sul pianeta da 43 anni, ti rendi conto che, anche se hai tutto quello che puoi desiderare, non sei invincibile».



L’interprete di Better Man aveva già raccontato in passato la sua dipendenza dall’alcol e dalle droghe. L’eccesso di sostanze ai tempi della band, l’ansia, la depressione, i problemi di peso, la paura da palcoscenico, i tanti ricoveri in rehab. Per poi tornare a galla, diventare padre: «A un certo punto ti accorgi che non sei immortale. A maggior ragione se hai 43 anni e due figli».