MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Oddio, Sanremo: riuscirà Baglioni a fare peggio degli altri?


Da quel 1958 in cui Modugno e Dorelli stravinsero con “Nel blu dipinto di blu”, sono stati parecchi gli “8” che sono trascorsi nella “splendida cornice della città dei fiori”, giusto per dirla come i comunicati stampa. E li abbiamo sopportati tutti. Decennio dopo decennio, abbiamo chiuso un occhio sul testo di Giorgia Fiorio che recitava «tu sei topo / sei graffiti / hai capelli come viti», svolazzato dal piccione di Povia alla gallina di Pippo Franco passando per il somarello di Barabani, sopportato le sorelle Boccoli, il principe Emanuele Filiberto, l’aspirante suicida, la famiglia Anania; e annuito gravemente mentre 
Al Bano sbaciucchiava il palco.

Il 1968, l’anno delle grandi ribellioni, Sanremo prende il coraggio a quattro mani e come azzardo estremo fa esordire Pippo Baudo da Catania alla conduzione, mentre 
la commissione capitanata da Renzo Arbore scarta “Meraviglioso” perché cantare di un suicidio nell’edizione dopo Luigi Tenco sembra un po’ accanimento terapeutico.

Nel ’78 Anna Oxa è vestita da uomo e la povera fatina Maria Giovanna Elmi, che avrebbe dovuto essere la prima donna a tenere le redini del festival, viene messa all’angolo dall’ingombrante Vittorio Salvetti perché quando si nasce signorine buonasera oltre al mezzobusto non si va.

Il 1988 
è l’anno della signora Carlucci, non Milly che ancora volteggiava sui pattini a rotelle ma Gabriella, che prima di sventolare sotto la bandiera berlusconiana presenta senza timore i Ricchi e Poveri. Orfani di Marina Occhiena, ormai sono un trio ma con le spalle che si scuotono a ritmo regalano niente di meno che “Nascerà Gesù”.

Nel 1998 Annalisa Minetti vince con una canzone quasi inutile come i suoi capelli leopardati mentre nel 2008 conduce per la tredicesima volta Pippo Baudo e siccome il numero non porta benissimo portano a casa la vittoria Giò Di Tonno e Lola Ponce.

Siamo in un attimo, si fa per dire, al 2018. Quest’anno tocca a Claudio Baglioni, che per quanto potrà impegnarsi difficilmente riuscirà a surclassare tutto questo. 
Certo, se il punto di partenza è «sono 
un sagrestano non un conduttore», quasi sarebbe da preferire il pirata, o tutt’al più 
il signore. Ma Julio Iglesias a Sanremo in gara non c’è mai andato. Quindi potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere.