MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Canzonissima

Canzonissima 50 - di Gian Paolo Polesini
Nel ’70 esplode l’ombelico-mania
La Carrà e i suoi 25 milioni di fan


Eccoci ancora qui. A riscaldare ricordi, nemmeno fossero l’unico rimasuglio del frigorifero. Caspita, non sarà mica un principio di recessione a fermare la corsa nel domani? Però quella televisione là fatichiamo a scardinarla. Con questa, di tv, non è facile rimuovere quella là. Chiaro. Anche chi paradossalmente non l’ha vissuta. La fragranza rimbalza nei decenni a venire, gli amarcord ce li piazza la Rai per tutta l’estate. Vedi Walter Chiari, vedi Alberto Lupo, vedi Corrado, vedi e rivedi Panelli, Delia Scala, Mina, le Kessler, poi torni nel mondo 2008 guardi Pupo, guardi C’è posta per te, vedi la Talpa e dici: ma dove siamo finiti? Dai, è così. Navighiamo a cinquantaquattro anni dalla prima trasmissione, il 3 gennaio del ’54. In tutto questo tempo abbiamo vissuto due grandi stagioni ben distinte: i primi ventisei anni, che potremmo definire l’era dell’arte e i secondi ventotto, dal 1980 a oggi, ovvero l’arte del piazzista.
Signori, arriviamo al dunque. Canzonissima, programma abbinato alla Lotteria Italia. Spunta un mercoledì sera di ottobre dal bussolotto quadrato, in bianco e nero. E nel 1958 - l’anno della legge Merlin, del debutto di Fanfani premier, della morte di Papa Pio XII e del primo tratto dell’autostrada del Sole - l’elettrodomestico era un lusso per pochissimi. Si comincia alle 21 precise, appena dopo l’ultimo Carosello. Senza fatica scopri che è passato mezzo secolo. Anche fra due giorni il 22 sarà un mercoledì. Che caso. Si poteva non solennizzare l’evento? No. Convinti? Mai come ora l’Italia sta celebrando l’antiquariato dei Cinquanta/Sessanta/Settanta, sicchè l’ennesimo scavo potrebbe sembrare inopportuno e banale. Amen. Canzonissima è Canzonissima. E la Carrà, ragazzi? Canzonissima è lei. Ballava mezza nuda con l’ombelico di fuori. Mai comparso fino a quella sera il coso sulla pancia in tv. Le ballerine erano obbligate alle calze coprenti, quando le esibivano. A scuola parlavamo solo dell’ombelico della Carrà. Durante la ricreazione. Ce n’era di gente, nel 1970, davanti alla televisione per Canzonissima. Quasi venticinque milioni a puntata.
Non ci piace sparare un sequenza di date, numeri, persone. Ciò che rende vivo un qualcosa è il vissuto. Mah, la pensiamo così. Non ci ricordiamo affatto di quando Renato Tagliani, Ugo Tognazzi e ancora Lauretta Masiero, Scilla Gabel e Corrado Pani presentarono la Canzonissima del 1958. Diciamo l’autentica perchè già nel ’56 e nel ’57 Le canzoni della fortuna e Voci e volti della fortuna fecero da apripista radiofonico, con la finalissima in tivù, alla trasmissione guida. Nemmeno di quelle successive con Delia Scala, Nino Manfredi (Nino lanciò il tormentone fusse che fusse la volta bbona), Aroldo Tieri, Lilli Lembo, Annamaria Gambineri e avanti così, ci rammentiamo poi molto. Deve passare ancora qualche anno per ricordare con chiarezza. E la sensazione emergente era una specie di odio, si fa per dire, per Claudio Villa. Eravamo bimbi e quella voce tenorile non ci piaceva affatto. Sapeva di vecchio. Noi adoravamo Morandi. Brutta storia nel 1966 quando Gianni, nell’ultima puntata di Scala Reale, fu sconfitto proprio da Villa che cantava Granada. E quella stessa sera la primogenita di Morandi e di Laura Efrikian, Serena, morì subito dopo il parto, mentre il padre gareggiava al Delle Vittorie. L’anno precedente, però, vinse lui con Non son degno di te. E anche nel 1968 con Scende la pioggia. E nel 1969 con Ma chi se ne importa. Festa in famiglia.
Nel 1970 ritroviamo la nostra Canzonissima, dopo aver cambiato insegne per cinque anni. E conosciamo molto meglio Raffaella Carrà. Che bambola! Aveva 27 anni la signorina Pelloni da Bologna, nel 1970. Carina davvero. Raffa debuttò al cinema con Florestano Vancini e recitò anche a fianco di Frank Sinatra nel film Il colonnello von Ryan. Poi esplose in tivù nel varietà Io Agata e tu, per trovare infine la gloria vera a fianco di Corrado sul palco del Teatro Delle Vittorie, gorgheggiando Ma che musica maestro con uno spezzato da brivido: pantaloni e top assai corto. Ma fu l’edizione del 1971 la Canzonissima del cuore. Ancora Corrado, il più grande, ancora Raffaella con la sigla Chissà se va, il mai superato Alighiero Noschese e il tuca tuca con Enzo Paolo Turchi. Raffa lo ballò anche con Alberto Sordi. Manca un niente al commiato. Un paio di stagioni con Pippo Baudo, prima con la Goggi, poi con la Medici, e l’addio nel 1974. Ciò che verrà dopo sarà meno Fantastico, ma sempre meglio della televisione dei tronisti.
(20 ottobre 2008)

(dal Messaggero Veneto di Udine)