MUSICA




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Gianna Nannini pubblica «Amore gigante»


L’amore secondo Gianna. Quella parola (derivati compresi) oltre che nel titolo è finita nei testi di 12 delle 15 canzoni del nuovo album di Gianna Nannini. «Amore gigante» è il primo disco di inediti che arriva a quasi 5 anni di distanza da «Inno». In mezzo «Hitalia» e «Hitstory», le raccolte con le sue versioni di classici della canzone italiana e dei suoi successi del passato. «Ho avuto un’impasse, un periodo transitorio in cui si è interrotta la creatività. Quei due progetti hanno preso il sopravvento sulle nuove canzoni che stavo scrivendo», racconta.
Il disco riflette il percorso lungo (e forse anche l’album poteva trovare una maggiore sintesi) e accidentato. Ci hanno lavorato tre produttori: Wil Malone e Alan Moulder durante la prima fase in cui sono emerse orchestrazioni e chitarre rock alla Gianna. Quindi si è aggiunto Michele Canova che ha portato nelle canzoni la contemporaneità dell’electro-pop. Quelle prodotte da lui sono le canzoni che aprono l’album. E messe così in apertura di scaletta spiazzeranno i fan. «Volevo sperimentare e aprirmi a un mondo nuovo. Col rock la voce deve graffiare. Se dietro è tutto più pulito, invece, la voce risalta maggiormente», spiega. Non è la prima volta che i sintetizzatori colorano la musica di Gianna. «Ce li portò Conny Planck negli anni Ottanta, ai tempi di “Latin Lover” e “Fotoromanza”. Ma già nella prima fase di lavorazione di questo disco, Wil aveva sentito che col nuovo modo di comporre che stavo cercando ci voleva una freschezza pop alla Fleetwood Mac. È la voce a tenere tutto assieme, a fare la regia del disco». L’amore, appunto. C’è quello che esplode, le bugie, quello che è finito anche se non ci vogliamo credere, gli sguardi freddi, le differenti fasi. «A partire dall’adolescenza segnata da addii traumatici e proseguendo nella vita nei rapporti umani ci sono meccanismi che si ripetono. Queste sono storie e particolari che ho vissuto», spiega la cantautrice.
«Liberiamo le emozioni senza aver paura della diversità... L’amore non ha sesso», canta nel brano che dato il titolo al disco. «L’amore non è mai una scelta di genere ma guardare l’anima della persona. Esistono cinque versioni della copertina con cinque colori diversi per rappresentare un pluriverso, tutti i generi». Gianna cerca di allargare il senso. «Parlo di tutti i tipi d’amore, al di là dei temi legati al genere. L’amore non è quello della Chiesa che ha creato un dualismo fra quello che è bene e quello che è male. Il mio è un invito a tirar via le pareti mentali, ad amare la diversità in tutti i sensi, anche quella che arriva da altri popoli».
In coda c’è «L’ultimo dei Latin Lover», un gioco con il passato. «Una piccola citazione. Un termine ormai in disuso, come playboy. Quelli rimasti sono tutti oltre i 50 anni, aggiungerci “l’ultimo” è una presa in giro di un’etichetta. Volevo dare al disco anche un lato ironico». La canzone è dedicata al fratello Alessandro, ex pilota di F1. È lui il protagonista? «No, anche se il “latin lover” dell’82 era mio padre e quindi lui lo è per discendenza (ride). Nel brano c’è il rombo di un motore che elaborato dai synth diventa un riff. Mi ricorda la sua eleganza nel guidare». Per le foto di copertina Gianna ha sempre una storia da raccontare e un fotografo internazionale. Questa volta? «Quattro anni fa mi sono trasferita a Londra per la scuola di mia figlia. Mi mancava un giradischi a casa, ne ho comprato uno e per vedere se funzionava ho preso “25” di Adele e un disco di Bob Marley. Mi ha colpito vedere le immagini di Adele in momenti di totale di libertà all’interno. Sono scatti di Alexandra Waespi e ho voluto lei per dare lo stessa sensazione».