MUSICA




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MUSICA
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Il miglior film di Elvis, carcerato che canta «I want to be free»


«Elvis Left The Building». Con questa frase stringata fu annunciata la morte del «King of Rock’n’Roll», il 16 agosto 1977. Elvis Aaron Presley aveva 42 anni quando fu trovato a terra, nel bagno di Graceland, la sua reggia di Memphis. Ufficialmente per un attacco di cuore. I suoi fan più appassionati restano però convinti che sia ancora vivo da qualche parte nel mondo. Finì così la storia di uno dei più esplosivi miti della cultura popolare, dopo anni segnati da una dipendenza devastante da ogni tipo di farmaco. Senza Elvis il rock’n’roll sarebbe rimasto un fenomeno esclusivamente musicale, fusione tutto sommato possibile di country e rhythm’n’blues. Ma quel ragazzo col ciuffo nato nel 1935 a Tupelo, Mississippi, che ancheggiava, cantando da bianco la musica dei neri, riempì il grande schermo in modo sovversivo e scandaloso per l’epoca, affermando il rock’n’roll come forma totale di ribellione.
Non è al cinema che ha lasciato traccia principale della sua grandezza, ma sono comunque 31 le pellicole che Presley interpretò tra il 1956 e il 1969. Ed è proprio all’Elvis attore che il 16 agosto rende omaggio il Museo Interattivo del Cinema: in occasione dei quarant’anni dalla sua scomparsa, proietterà «Il delinquente del Rock and Roll», film del 1957 diretto da Richard Thorpe. La scelta del Mic è caduta su quello che è considerato il miglior film di Presley, qui abbastanza giovane e ancora all’inizio della sua carriera, che si barcamena tra carceri, galeotti e si cimenta in performance canore diventate di culto come «I want to be free», «Treat me nice», «You’re so square», «Don’t leave me now», e soprattutto «Jailhouse rock», la canzone del titolo originale.
Elvis dopo questa prova di novello attore, venne tempestivamente reclutato dal cinema che ne sfruttò l’incredibile successo ma ne attenuò, almeno in parte, il fascino eversivo: interpretò il giovane ribelle in numerosi film, tutti incentrati sulle sue canzoni più famose come «Love me tender», «Loving You» e, appunto «Jailhouse rock», anche se la critica accolse le sue pellicole freddamente senza lesinare duri giudizi all’interprete principale. Dopo l’esordio sul grande schermo con il western «Fratelli rivali», la rivista Reporter, ad esempio, scrisse: «Costui è un ragazzino osceno, ed è solo capace di ondeggiare vacillando tra un grido e un gemito».
Grazie all’influenza del suo celeberrimo manager, il Colonnello Parker, Elvis diventò comunque una macchina da soldi, e per anni girò solo musical hollywoodiani. Per molto tempo l’unico modo di veder cantare Presley furono le prove cinematografiche, e ciò spiega in parte lo straordinario successo commerciale di questi film basati su una trama collaudata: una commedia leggera, ambientata in località esotiche, come «Blue Hawaii», in cui il protagonista lotta per il proprio avvenire e conquista, con il classico lieto fine, la ragazza di cui è innamorato.
La terrazza Mic, Museo Interattivo del Cinema il 16 agosto rende omaggio a Elvis Presley, in occasione dei quarant’anni dalla sua morte, con la proiezione del film «Il delinquente del rock’n’roll» di Richard Thorpe (viale Fulvio Testi 121, ore 21.30).