MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Trionfo Radiohead, il concerto fa impazzire Firenze

Non è cambiato niente, eppure sembra cambiato tutto nel mondo dei Radiohead. Dallo scorso anno, quando partirono per il tour di presentazione dell’ultimo album, A moon shaped pool, non è successo molto nel loro percorso artistico. Il concerto che hanno presentato mercoledì sera alla Visarno Arena del Parco delle Cascine di Firenze (50.000 persone, 55.000 saranno venerdì a Monza all'I-Days festival, biglietti ancora disponibili -record italiano per la band che mancava nel nostro paese dal 2012) è più o meno lo stesso, il palco spettacolare ma non mastodontico, con schermi che frammentano le immagini anziché esaltarne i protagonisti. Eppure sembra passato un secolo per i Radiohead. Quelli che sembravano nervosi artisti in eterna lotta con se stessi e con le proprie ambizioni e la necessità di gestire la loro voglia di novità ora sembrano musicisti appagati, dalla vita e dalla musica. A proprio agio anche con il ruolo di rockstar che tanto odiavano. Rockstar che finiscono questo tour e poi chissà.

A Firenze le misure di sicurezza sono ferree, gli zaini controllati, gli ingressi divisi per settori, verde, rosso, giallo e blu in base al tipo di biglietto. I token sostituiscono le monete per l'acquisto di cibo e bevande. File lunghe. Thom Yorke mette da parte subito i fantasmi che aleggiano, il primo brano è Daydreaming, ispirato al divorzio dall'ex moglie e madre dei due figli, morta poi lo scorso anno dopo una breve malattia. Il pubblico ascolta in religioso silenzio. Non sfidano più il pubblico i Radiohead. Non spingono fin dove potrebbero per testare l’attenzione e la maturità di quei fan che hanno preso per mano da Creep fino a portarlo ad esplorare territori elettronici anche arditi con King of limbs del 2011.

I Radiohead di oggi vogliono esplorare la magia della musica indipendentemente dalla sua componente innovativa. Ben venga allora il ventesimo anniversario di Ok Computer, l’album del 1997 che li proiettò nell’olimpo del rock (è sempre citato tra i grandi capolavori del genere) ma che proprio dal rock iniziava a scostarsi per andare oltre. Da quel disco prendono sei brani che presentano così come erano, cioè bellissimi. Ci sono Let down, Lucky, Paranoid Adroid, Exit music da brividi. Ma la scaletta è quella di una band in pace con tutto il proprio passato, attingono all’album A moon shaped pool, il primo, a rivederlo con storicità, dove hanno rallentato la corsa elettronica per riabbracciare le chitarre acustiche senza però banalizzare la composizione. Da tempo non erano più una band da singoli da cantare in coro, e ora più che mai. Ma poi c’è anche Street spirit, da quel The bends che iniziava a mostrare il grande talento dei cinque di Oxford. Myxomatosis, Bloom, Everything in its right place, una intensissima Idioteque, anche gli episodi meno vicini alla forma canzone sono accolti con estrema attenzione. Lontani sono i tempi in cui la band, in piena trasformazione artistica, proprio qui a Firenze prima della pubblicazione del rivoluzionario Kid A a inizio anni zero interrompeva qualche brano perché il pubblico accoglieva le novità con un chiacchiericcio insistente. Ora Thom Yorke è di ottimo umore, salta, saluta, fa versi curiosi, parla spesso in italiano, il Belpaese sta diventando la sua nuova patria complice un nuovo amore italiano. E l'amore per l'Italia è condiviso: il 20 agosto il chitarrista dovrebbe tornare in concerto allo Sferisterio di Macerata per le zone colpite dal terremoto.

Sarà che ora i singoli interessi preferiscono svilupparli fuori dalla band – la musica indiana del progetto Junun del chitarrista Jonny Greenwood che ha aperto la serata toscana, le asperità dei beat dei progetti solisti di Yorke. Sarà anche per le bastonate della vita, comunque i Radiohead hanno deciso di spazziare via il cinismo della gioventù per abbracciare la vitalità e magari venire incontro al pubblico più grande. Saranno il mestiere e la professionalità dove prima c'era tanta rabbia. Non date retta a quelli che pensano siano noiosi o sopravvalutati. Questi Radiohead ci mettono tutto, ci mettono se stessi dall’inizio alla fine, e suonano con un’intensità che appaga la voglia di buona musica. Che, a volte ce lo dimentichiamo distratti da tutto il rumore che c'è intorno, rimane la cosa principale. La doppietta che chiude il concerto, Fake plastic trees e Karma Police, è la ciliegina. Trionfo.