MUSICA




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MUSICA
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Tiziano Ferro «La gioia di cantare contro chi vuole fermare il mondo»


di Gian Paolo Polesini

Ferro parla di “rivoluzione del pop” e ci pare che la lotta alla lotta sia l’antidoto migliore, altroché la paura. “Fino a ora la sommossa l’ha sempre firmata il rock, ora proviamo a diversificare”, spiega un Tiziano in modalità sereno, nonostante un tour da oltre 450 mila persone lo aggredisca con tutta la potenza di un kolossal musicale come “Il mestiere della vita”.


A un manciata di ore dalla data zero di Lignano - in ventimila ieri sera al Teghil - il trentasettenne singer di Latina affonda nella poltroncina di pelle al Golf Inn, quartier generale delle truppe, e svuota le tasche.

Da giorni è in zona Sabbiadoro/Riviera, ma in pochi l’hanno visto. Ferro vive al riparo, ma l’atteggiamento è presto svelato. Più che pose divistiche, il giovanotto si accompagna alla timidezza. «Se non avessi fatto il musico, forse sarei caduto in una preoccupante misantropia. Invece il canto mi ha obbligato a traslocare in mezzo alla gente. Curioso, no? E adesso mi sento meno solo».

Aspettando il concerto le fan cantano le canzoni di Tiziano Ferro
C'è chi è arrivata alle 4 del mattino. Per accaparrarsi i primi posti liberi dietro le transenne. Alle otto e mezza già decine di fan erano sedute fuori dallo stadio in attesa di entrare al Teghil per il concerto di Tiziano Ferro. L'emozione è già grande. C'è chi inganna l'attesa studiando per gli esami, chi gioca a carte, chi riposando all'ombra di un albero. "Tiziano Ferro ci piace perché è rimasto umile, perché è una bellissima persona oltre ad avere una voce fantastica" dicono. Lignano, il grande giorno è arrivato.

A scorrere noiosi numeri viene il pelo dritto. Certo che ‘sta tournée è davvero monstre. Nove città e tredici stadi. Centoventimila biglietti staccati per le serate di San Siro, pensate un po’. Novantamila a Roma. Solo Vasco e il Liga, fino a ora. Lui la pressione la sente, una certa responsabilità pure. In questo spicchio d’anno, così terribile se pensi alle follie del terrorismo, mettersi in cammino offrendo il fianco non dev’essere comodo. «La musica è la risposta a tutto - spiega - sebbene i gesti siano assolutamente incontrollabili. La tragedia di Manchester mi ha atterrito, ma sono conscio che l’unica battaglia possibile sia contro chi insinua il terrore. Mai perdere la concentrazione sulle priorità».

Abbiamo colto la passione per una sfida decisiva e anche il suo essere fatalista, che come atteggiamento contemporaneo non fa una grinza. Guardando in anteprima una clip sul ricchissimo ambaradan tecnologico in esposizione - ma chi ieri sera c’era se ne sarà ben accorto - si percepisce senza meno l’imponenza diremo cinematografica della produzione.
L’acqua è l’elemento primario, l’acqua che rigenera, l’acqua che purifica. Tiziano, però, senza sminuire l’impianto da sei milioni di euro, più tutto il resto, rimarca l’autorevolezza della voce e del sound. «Sarei felice di poter ribadire la superiorità umana su quella elettronica. La canzone sopra tutto, senza orpelli e senza fantasmagorici effetti. Visto che ci sono vorrei farvi capire lo sforzo di stare in mezzo a questo luna park. Una fatica pazzesca. Vi sembrerà paradossale, eppure io amo le scomodità. La resa è massima in condizioni estreme, altrimenti la comodità mi spegne».

Ferro ci vuole far arrivare forte e chiaro anche un altro messaggio rilevante: il valore della Storia. «Io mi vanto d’essere uno dei più attenti costruttori di scalette. Anzi, potrei farlo per gli altri come secondo lavoro. Potrebbe sembrare, a prima vista, una sovrapposizione casuale di brani. Non lo è. Attraverso i titoli racconto una storia, che poi è il romanzo di questo meraviglioso 2017».
L’annuncio di due ore e venti di show spiega senza giri di parole il senso dell’anima buttata dentro senza risparmio. Magari venti minuti a tu per tu forse non bastano a farsi un’idea precisa di chi ti sta davanti, ma non sfugge mai il peso di un sentimento, se c’è. Tiziano è un pasionario e guai se non lo fosse. Sul futuro, be’, poche parole. Lui va per gradi, giustamente. Chiarisce un titolo comparso in giro, questo sì. «Dopo il tour mi fermerò per due anni». «Letto così pare che la mia intenzione sia quella di eclissarmi volutamente. Rispetto programmi, semplice. Nel 2019 uscirà il nuovo disco e nel 2020 m’incamminerò verso altri stadi. Tutto ciò risponde a una logica, non esistono strane dietrologie».

Ah, la tv, ce ne stavamo scordando. «Ogni tanto mi chiedono se la faccio, prima o poi. Io aspetto idee da loro, loro da me. Andiamo avanti così da un po’. Vivendo dentro questo spettacolo nuovo, qualche barlume di progetto m’è saltato in testa. L’atteggiamento è lo stesso identico dei social: se ho qualcosa da dire, la dico, altrimenti taccio».