MUSICA




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MUSICA
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20 anni senza Jeff Buckley, il vuoto è ancora spaventoso


La sera del 29 maggio 1997 Jeff Buckley era a Memphis. Era a bordo di un furgone guidato dal suo amico roadie Keith Foti e si stava avviando verso gli studi di registrazione. Mentre il furgone costeggiava il Wolf River, un affluente del Mississippi, Jeff chiese a Keith di fermarsi: aveva voglia di fare un bagno. Si immerse nel fiume con i vestiti e gli stivali. Cominciò a nuotare e arrivò fino ai pilastri del ponte dell'autostrada. Dopo qualche minuto Keith lo ***** di vista: raccontò di averlo sentito cantare Whole lotta love dei Led Zeppelin mentre si allontanava nuotando a dorso. Il suo corpo venne ritrovato il mattino del 4 giugno: era impigliato tra i rami di un albero sotto il ponte di Beale Street, la strada simbolo di Memphis. L'autopsia non rilevò tracce di alcol o droga.

Nessun mistero. Semmai un vuoto spaventoso lasciato nel mondo della musica. Vent'anni dopo la sua scomparsa, Jeff Buckley vive ancora nella zona più luminosa dell'arte del nostro tempo. Nell'anniversario della sua scomparsa (con nuove pubblicazioni in arrivo) gli rendiamo omaggio ricordando qualche aspetto meno conosciuto (ma gli appassionati sapranno già tutto) della sua breve e intensissima vicenda personale e artistica.

Jeffrey Scott Buckley raccontava così la sua nascita: "Sono nato al Martin Luther King Hospital di Los Angeles, California, il 17 novembre 1966 alle 6.49 del mattino. Credo di essere uno Scorpione con ascendente Scorpione". Quando Jeff nacque, il matrimonio tra i suoi genitori (il cantante Tim Buckley e la violoncellista Mary Guibert) era già finito. Fino a 10 anni si fece chiamare Scott Moorhead, utilizzando il cognome del suo patrigno. Decise di riprendere il suo vero cognome dopo la morte del padre nel 1975. Al funerale non vennero invitati né lui né sua madre.




Alla fine degli anni Ottanta Jeff si trasferì a New York, dove per vivere si adattò a fare diversi lavori. Si improvvisò centralinista e poi commesso, prima in un negozio di abiti usati e poi nella sede di Banana Republic tra l'ottantasettesima e Broadway. Accusato di aver rubato una camicetta da donna venne licenziato. In quel periodo fece anche un provino per entrare nel cast del telefilm Murphy's law: venne scartato perché non possedeva il look da ribelle che serviva alla produzione.

La prima performance di Jeff venne ospitata dalla chiesa episcopale di San'Anna a Brooklyn nell'aprile del 1991. Gli fu chiesto di esibirsi nell'ambito di un tributo a suo padre Tim intitolato Greetings from Tim Buckley. Con il nome di Jeff Scott Buckley eseguì Sefronia from the king's chain, Phantasmagoria, Once I was e I never asked to be your mountain, un brano che suo padre aveva scritto proprio per lui e sua madre. La chiesa di Sant'Anna ospitò poi una cerimonia funebre per i suoi amici newyorkesi dopo la sua morte.

Prima diventare famoso, Jeff suonò la chitarra nella band di Andrew Strong, il protagonista di The commitments di Alan Parker, impegnato in un tour promozionale per il lancio del film. Fece anche un'audizione per entrare nella band che doveva accompagnare Mick Jagger in un tour come solista. Venne scartato: il direttore musicale lo giudicò inadatto.

Il locale dove Jeff suonò con maggiore frequenza era il Sin-è, al 122 di Saint Mark's Place, nel cuore dell'East Village. Era la succursale di un celebre pub di Dublino che portava lo stesso nome. Un piccolo locale da 50 posti dove si sono esibiti U2, Sinead O'Connor e Hothouse Flowers. Per contratto, Jeff doveva suonare tutti i lunedì sera, ma per alzare qualche dollaro negli altri giorni lavava anche i piatti e preparava caffè per i clienti.

Grazie alla piccola fama che si era guadagnato al Sin-è, Jeff venne contattato da diverse case discografiche. Alla fine scelse la Columbia perché era l'etichetta del suo grande idolo: Bob Dylan. Durante le session di Grace registrò anche una sua versione del brano di Dylan If I see her say hello, che però alla fine non venne inserita nel disco.

Nell'Ep Live at Sin-è, sua prima pubblicazione ufficiale, c'è un ringraziamento all'uomo albero. Treeman (così lo chiamava la gente del Village per la sua abitudine di restare immobile e silenzioso per la strada) era un senzatetto afroamericano dalla corporatura imponente. Una sera Jeff si rivolse a lui durante un concerto chiedendogli se conoscesse il blues. Cantarono insieme alcuni classici, e Jeff lo definì "uno dei più grandi cantanti blues di tutti i tempi".

Grace fu pubblicato il 23 agosto del 1994. Non arrivò in classifica fino al maggio del 1995, dopo la pubblicazione del secondo singolo The last goodbye, che entrò in rotation nelle radio, su Mtv e su VH-1. Nove mesi dopo la sua pubblicazione, il disco raggiunse la 174ma posizione della classifica di Billboard.

Nel maggio del 1995 la rivista People inserì Jeff tra i 50 most beautiful people. Lui ne rimase mortificato.

Nel corso della sua breve carriera, Jeff si è esibito tre volte in Italia: il 16 settembre 1994 a Milano, il 17 febbraio 1995 a Cesena e il 15 luglio 1995 a Correggio.