MUSICA




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MUSICA
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Chris Cornell: nell'ultima canzone suonata dal vivo un inquietante messaggio ai suoi fan?


"In my time of dying, I want nobody to moun / All I want for you to do is take my body home / Well, well, well, so I can die easy". Sono i primi versi di "In my time of dying", un gospel che diversi musicisti rock hanno avuto modo di interpretare nel corso delle rispettive carriere: tra questi anche Bob Dylan e i Led Zeppelin (Robert Plant e compagni ne incisero una versione lunga più di 11 minuti e la inclusero nell'album "Physical graffiti" del 1975). Tradotti, suonano più o meno così: "Nel momento della mia morte, voglio che nessuno pianga. Tutto quello che voglio tu faccia è portare il mio corpo a casa. Così posso morire tranquillo...".


Chris Cornell ha chiuso l'ultimo concerto della sua vita, quello tenuto con i Soundgarden al Fox Theatre di Detroit lo scorso mercoledì, proprio sulle note di "In my time of dying". E fa un certo effetto riascoltare la sua interpretazione di quelle parole oggi, alla luce di quello che è poi successo nella sua stanza d'albergo dopo il concerto: "Jesus, going to make up my dying bed / Meet me, Jesus, meet me", canta il compianto musicista di Seattle, "Gesù verrà a perdonare al mio letto di morte. Incontriamoci, Gesù, incontriamoci".

Un messaggio ai suoi fan prima di compiere quel tragico gesto? Sembrerebbe proprio di sì. Tra l'altro, durante il concerto, secondo quanto raccontato poi da alcuni spettatori, Chris Cornell avrebbe detto: "Mi dispiace per la prossima città". Una battuta che lì per lì sembrava voler esaltare l'accoglienza dei fan di Detroit ma che, alla luce del suicidio, suona in maniera completamente diversa.
La moglie del musicista, intanto, continua a cercare di dare un senso alla sua morte e non sembra essere del tutto convinta dell'interpretazione del decesso data dal medico legale che ha effettuato l'autopsia sul corpo di Cornell: insieme ai legali che stanno seguendo il caso, Vicky Cornell è in attesa dei risultati dei test tossicologici per capire se sostanze o medicinali possano aver alterato le azioni del marito spingendolo a suicidarsi senza piena consapevolezza.