MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Morgan e “Amici”, l’ultimo (l'ultimo davvero) commento




Dopo aver visto il filmato “aggiunto” in coda alla registrazione e al montaggio della puntata di sabato 15 aprile, avrei un’opinione da esprimere su molti punti, ma eviterò di farlo su quelli che sono fuori dalla mia competenza. Non dirò quindi cosa penso delle scelte aziendali e di produzione, delle modalità con cui si è arrivati alla sostituzione (“provvisoria” o duratura che sia) di Morgan con Emma, e del comportamento dei colleghi di Morgan che hanno accettato di sostituirlo (Emma) o di continuare a lavorare senza di lui (Boosta). La televisione ha delle ragioni che io non conosco, e le scelte personali hanno delle motivazioni che non mi riguardano – “e chi sono io per giudicare?”, come ha detto un signore vestito di bianco che s’affaccia la domenica al balcone di Piazza San Pietro.


Ma come persona che da molti anni ormai si occupa di aspiranti artisti (sia cantanti e interpreti, sia autori di canzoni), sono letteralmente disgustato dalla piega che sta prendendo il compito della “scoperta” e dell’affiancamento dei giovani desiderosi di emergere.
Detto chiaramente: se io fossi un produttore o un manager o un discografico, non vorrei mai lavorare con ragazzi che non sanno cos’è la modestia, non riconoscono la loro incompetenza, e si sentono così forti da poter chiedere la cacciata di un insegnante – ragazzi come Mike Bird e Shady (risparmio il minorenne Thomas, che per sua fortuna è stato il meno coinvolto nell’operazione “via Morgan”).


Ora: sappiamo che stiamo parlando di una “narrazione”, come va di moda dire oggi quando si parla di televisione, e sappiamo che quello che ci viene fatto vedere è una selezione meditata e finalizzata appunto a una “narrazione”.
Ma siccome, e l’ho già scritto, situazioni come questa non si verificano solo nella “scuola” di “Amici”, ma sono frequenti anche nelle scuole vere, quelle dell’istruzione obbligatoria, e anche in quella che mi piace chiamare “scuola pratica di giornalismo”, cioè Rockol, non posso tacere che questa deriva è preoccupante, e che mi pare il sintomo di una tendenza a negare sempre più l’autorevolezza di chi se l’è conquistata, a favore di una protervia inaccettabile da parte di chi ha ancora tutto da imparare.


Stando così le cose, ci saranno sempre meno insegnanti – in ogni campo – disposti a spendere il loro tempo e la loro passione a beneficio degli allievi, di qualsiasi scuola siano. E sarà peggio per gli allievi; noi insegnanti ce ne faremo una ragione.

Franco Zanetti