MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Voce e chitarra, Ed Sheeran incanta Torino

di LUIGI BOLOGNINI

Il bello di Ed Sheeran è che resta se stesso malgrado la gioiosa macchina da guerra che gira intorno a una gallina dalle uova d'oro, anzi a uno struzzo viste le dimensioni delle uova: solo nella prima settimana di uscita l'ultimo disco ":" (si legge Divide) ha venduto 4 milioni e 300mila copie, primo posto in hit parade in 30 Paesi, Italia compresa, e ha avuto 603,8 milioni di streaming sui vari siti a pagamento, oltre a più di un miliardo di visualizzazioni su Youtube. Eppure Ed ha la forza, la voglia e il coraggio di fregarsene e salire ancora sul palco solo con la sua chitarra, senza musicisti né effetti speciali, a parte le basi, si capisce, e soprattutto uno schermone alle sue spalle e sulla sua testa, come un fungo tagliato in due in verticale, che arriva fino al tetto del Pala Alpitour e ingigantisce la sua immagine alternandosi a disegni psichedelici e spruzzi di colori caldi (domina il rosso forse in omaggio ai suoi capelli). Faraonico sì, ma rispetto alla media attuale dei concerti, ormai baracconi degni di certi film hollywoodiani, è tutto di disarmante e confortante semplicità. Sheeran si basa ancora sulla forza della musica, non sul fumo negli occhi, delle mosche a cui dare anche del tu.

Il 26enne del Suffolk, un cantante che in questo momento riesce a unire tutto il mondo come l'Onu non se l'è mai sognato, ha voluto iniziare da Torino il tour mondiale: due date, naturalmente tutte esauritissime, e saranno le sole date italiane fino al 2018, quando nell'estate dovrebbe sbarcare allo stadio di San Siro a Milano. Motivo? L'amore per l'Italia, ma sincero, non di quelle frasette che i cantanti gridano per arruffianarsi gli spettatori: ha anche comprato una casa spersa da qualche parte nei vigneti dell'Umbria, e sogna di vivere lì con i figli, quando ne avrà, e imparare assieme la lingua.

Suonare solo voce e chitarra è una scelta che nasce dal voler rispettare canzoni nate tutte in questo modo. E poi - e forse è la cosa più importante - così risalta in pieno l'energia della musica. La sua ne ha, eccome (una canzone per tutti, I need you nei bis, un serratissimo tra rap e disco con un ritmo vertiginoso). È l'energia anche della sua generazione, e di quelle ancor più giovani, dato che a buttare un occhio sugli spalti il pubblico mediamente non sembra arrivare all'età del voto. Non è certo un caso che il concerto inizi, perdipiù puntuale, alle 20.30: due orette scarse, 19 serratissime canzoni (9 da "+", il resto dai due dischi precedenti "x" e "+", facile immaginare che il prossimo si intitolerà "-"), e poi c'è tutto il tempo di tornare a casa prendendo i mezzi pubblici. A proposito di energia del pubblico, poi, sarebbe curioso il parere di uno sismologo: gli spalti ballano e traballano senza fermarsi per mezzo secondo sotto la spinta degli spettatori che si dimenano (nel caso, saprete a cosa addebitare qualche errore di battitura in questo articolo). Ed è sempre il pubblico a provvedere agli effetti speciali, come in A Team, in Perfect e in Shape of you, quando tutti decidono di accendere nello stesso momento la luce del telefonino come si faceva con gli accendini quando ancor si fumava.

Anche in concerto risalta chiaro che la carta vincente di Ed è la semplicità: capelli rossi a tradire un'origine irlandese, due occhi svegli, una quantità di tatuaggi che lo ricopre integralmente fino alla cintola (almeno), tshirt nera (la marca è quella del suo skateboard preferito) e blue jeans. L'aria del ragazzo che è, uno normale, uno qualsiasi, a parte il dettaglio di essere al momento il cantante più famoso del mondo. Ma - pur non essendo né i Beatles né Dylan - non è di sicuro uno dei tanti fenomeni plasticosi pianificati a tavolino dal marketing delle case discografiche di cui è pieno il pianeta: la sostanza artistica c'è eccome, pop, rock, rap, molte ballad, e le canzoni se le scrive pressoché tutte lui. E il talento anche sul palco viene fuori in diversi momenti, come il fuoriscaletta di metà concerto, quando mescola la sua I'm on fire a I'm only human di Rag'n'bone, con un'interpretazione imprevista ed emozionante. E non gli mancano già le malizie dell'artista scafato, come il riservare al bis la canzone più attesa dai fan, Shape of you, il primo singolo di ":", tanto per aumentare l'attesa.

Dal concerto viene fuori anche un'altra impressione, anzi una sensazione. Se anche avesse meno successo, Ed non se ne cruccerebbe affatto. Anzi, magari riuscirebbe ad avere la vita normale che adesso ha giocoforza abbandonato, il pegno che deve pagare per aver realizzato il sogno di vivere di musica. Anche per questo le canzoni di ":" traboccano di riferimenti ai vari social e a quel che succede su internet: non solo per raccontare ai fan storie del loro mondo, a volte semplici fino alla banalità, ma anche perché ci passa un bel pezzo della vita attaccato. Ma che resti uno qualsiasi, senza atteggiamenti da divo, neanche in concerto, lo dimostra quando, dopo How would you feel, cerca di staccare il microfono dall'asta col solo risultato di ribaltare tutto. Vagamente fantozziano, ma di quel fantozzismo innato in ognuno di noi, che rovesciamo bicchieri a tavola o inciampiamo nel cordolo del marciapiede. Ed è stato il primo a riderne. Come se fosse la musica l'unica cosa che conta. E in fondo è così.