MUSICA




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Ed Sheeran, il mio pop con i piedi per terra


L'artista dei record continua a sentirsi un ragazzo qualunque. Dopo aver frantumato i primati di streaming a colpi di centinaia di milioni di ascolti e aver conquistato le classifiche di tutto il mondo con il nuovo disco 'ö' ('divide') Ed Sheeran è già al lavoro sul tour mondiale in partenza dal PalaAlpitour di Torino il 16 e 17 marzo: "Sarà uno show grandissimo - racconta Sheeran a Milano prima di un bagno di folla alla libreria Mondadori e della partecipazione a 'Che Tempo Che Fa' -. Il designer Mark Cunniffe che ha lavorato con Madonna e gli U2 mi ha costruito uno schermo gigante che sovrasta il palco e parte del pubblico, una struttura enorme, curva e mobile mai vista prima". L'ambizione scenografica del tour ha costretto il cantautore ad alzare il costo dei biglietti, spiega, ma i prezzi gonfiati illegalmente del secondary ticketing lo lasciano disgustato: "Basta dire che su Viagogo si trovano biglietti da 300 sterline per un mio concerto benefico del Teenage Cancer Trust per capire come questo sistema sia marcio e malato. La prossima settimana il mio manager sarà al parlamento inglese per parlare di possibili soluzioni al problema". Intanto sul palco Sheeran è ancora un uomo solo con la sua chitarra, fatta eccezione per una traccia in cui sarà accompagnato da un pianista: "Suonare da solo è ancora un grande argomento di conversazione, e avendolo fatto per tanti anni so di poter dare il meglio così".

E mentre sogna di suonare con un'orchestra per i BBC Proms e rimanda ai 30 o 40 anni l'arrivo di una band, per il secondo giro del tour, nel 2018, Sheeran punta a platee ancora più grandi, anche uno stadio italiano in estate, si auspica. Le dimensioni sceniche e sonore di uno show in cui dovrà riprodurre la ricchezza di un disco che passa dalla tropical house di 'Shape Of You' al fiddle irlandese di 'Galway Girl' non turbano l'artista e il suo personaggio di semplice ragazzo di provincia: "Sono uscito dalla mentalità provinciale dove ero il pesce grande nel piccolo stagno, ma vivo ancora nella mia cittadina: è il luogo in cui torno per sentirmi con i piedi per terra". Un messaggio umano, prima ancora che politico, come quello del brano 'What Do I Know?' dove invita all'amore e alla comprensione: "Della Brexit penso che un'Europa divisa sia pericolosa, ma spero non si formino barriere tra chi ha votato Leave perché frustrato e chi ha votato Stay come me perché si sente europeo", dice l'artista, che passa anche molto tempo in centro Italia nella sua casa con vigna.

Il successo di 'divide' abbatte invece confini e regole, con tutte e 16 le tracce nella top 100 dei singoli italiani e nella top 20 inglese, un altro primato motivato per Sheeran dall'aver reso disponibile il disco su ogni piattaforma, anche YouTube, senza alcun costo: "La mia motivazione non era vendere ma arrivare a quante più persone possibili: ora è ovunque, non puoi fare a meno di incapparci, e credo sia il motivo di alcune critiche molto negative che ho ricevuto. Ma meglio polarizzare e 'dividere' l'opinione piuttosto che fare un disco mediocre". Successo e serenità personale hanno lasciato un segno sulla poetica: "Siccome mi sono preso un anno di pausa e sto uscendo con una persona con cui ero cresciuto, non ho cose di cui lamentarmi: metà del mio lavoro prima era lamentarmi! Così ho scritto canzoni d'amore felici, ho parlato della mia famiglia e della mia infanzia, ma anche del dolore per la morte di mia nonna". Intanto Sheeran non smette di scrivere per altre stelle affermate o emergenti (Jess Glynne, James Blunt, Louisa Johnson e Anne-Marie) e pensa al prossimo disco: "Non si intitolerà 'minus'! Ma avrà quel concetto, tradotto in canzoni minimali e ridotte all'osso dopo questo disco più eclettico e 'diviso'".