MUSICA




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Fedez e J-Ax, al via il tour: "Vi stupiremo senza usare effetti speciali"


di ERNESTO ASSANTE

J-AX E FEDEZ stanno per partire con il loro tour, quello che arriva dopo il successo dell’album Comunisti col Rolex, uscito poche settimane fa e diventato rapidamente un bestseller. Il tour comincia a Torino l’11 marzo al Pala Alpitour e prosegue toccando Bologna, Firenze, Roma (due date di cui una sold out in pochissimo tempo e la seconda in esaurimento posti), Napoli, Acireale, Reggio Calabria, Bari, Padova, Conegliano, quattro date a Milano (di cui tre sold out e la quarta con le ultime disponibilità), e ancora Trieste, Genova, Montichiari e Pesaro, per terminare con un concerto-evento all’Arena di Verona il 6 maggio. In tre date ci saranno tanti ospiti che si esibiranno con loro: a Milano il 10 aprile Loredana Bertè, il 14 Stash, Levante, Nek, Arisa, Il Cile, Nina Zilli, Noemi, Giusy Ferreri e Sergio Sylvestre; infine il 6 maggio a Verona Noemi, Stash, Arisa, Il Cile, Nina Zilli e Giusy Ferreri.

Fin qui le informazioni pratiche. Ma poi chiediamo a J-Ax e Fedez: che tour vedremo? Quello trionfalistico che celebra il successo dei singoli e del duo, o quello creativo, in cui la “banda” mette a fuoco la sua proposta musicale originale?
«È un tour in cui al centro c’è la musica», sottolinea Fedez. «Non è un concept tour, non abbiamo un’idea di show preconfezionata o costruita a tavolino. Il mio ultimo tour proponeva un misto tra teatro canzone e concerto, questo invece è tanta musica dal vivo, con più di 40 brani in scaletta, la durata è di due ore e mezza».
«Abbiamo messo insieme una band pazzesca», sostiene Ax, «con tanti musicisti che conosciamo e che sono molto validi. Siamo partiti con l’idea di avere una band nuova, ma abbiamo scelto tra musicisti che erano già con noi e altri che arrivano per la prima volta, coriste nuove, bassista nuova, abbiamo fatto cambiamenti e in scena avremo una band di dieci elementi, con al pianoforte Paolo Jannacci».


Quindi niente storie da raccontare?
J-Ax: «Ci sono sempre le nostre storie perché ci piace raccontarci anche quando siamo sul palco. E c’è anche una parte di show: abbiamo una piramide gigantesca in scena, un simbolo della piramide sociale che raccontiamo nel disco Comunisti col Rolex, un bel simbolone con una freccia, che ci mette a posto con i massoni, ma se volete anche con i rettiliani o gli illuminati. Giochiamo con i simboli, ma quello che proponiamo è proprio un concerto, con tanta musica».
Fedez: «Siamo diversi dagli altri, possiamo fare due ore e mezzo con il nostro repertorio senza dover mettere altre cose: pochi effetti speciali, nulla che non sia concerto, insomma».
J-Ax: «E nonostante abbiamo messo una quarantina di pezzi in scaletta se si sommano i miei venti anni di hit alla quantità di successi che ha avuto Fede in pochi anni, capisci che nelle due ore e mezza non c’entra tutto e che abbiamo dovuto sacrificare molte cose, tante belle canzoni che non ascolteremo. Ma quello che ci interessa è fare un gran concerto, alla fine del quale la gente dica “wow” non per quello che ha visto ma per quello che ha ascoltato. Certo, abbiamo un palco e uno show che nessuno in Italia ha visto prima, ma il cuore è e resta la musica. Avremo un palco frontale, tradizionale, perché di un concerto si tratta, facciamo i musicisti. Ma siamo anche tamarri e quindi ci saranno anche gli effetti speciali, per scherzare sulla megalomania che ci viene attribuita».

A che pubblico vi rivolgerete?
Fedez: «Non abbiamo un target, vogliamo proporre qualcosa che sia godibile da tutti».
J-Ax: «Io sono in un momento particolarmente ispirato. Mi piacerebbe quindi essere come la Pixar, che parla ai bambini e agli adulti con lo stesso film, che può essere letto con chiavi di lettura diverse dagli uni e dagli altri. E che essenzialmente fa soprattutto divertire il pubblico».



Che vuol dire per due come voi andare in tour insieme?
Fedez: «È stare in una band, non l’ho mai provato e in una band la coesione è tutto, non è una cosa tua e basta, e la cosa più importante è la sintonia».
J-Ax: «Sì, e l’unità a livello artistico si sta consolidando molto».

È il primo grande tour che affrontate insieme. Avete scoperto qualcosa che non sapevate l’uno dell’altro?
Fedez: «Onestamente no, viviamo insieme da tanti anni, sapevo che Ale sul palco era un mostro, e ne ho avuto la conferma».
J-Ax: «Fede sul palco mi fa paura, invidio molto quello che è capace di fare, è attento a tutto, è un perfezionista, è uno showman a 360 gradi. E poi suona la chitarra e ci fa sopra il rap, una cosa che io ho sempre sognato di fare».


Il tour, che voi lo vogliate o no, sarà una consacrazione del vostro lavoro, vi porterà ad essere ancora di più delle star. Quindi, da ribelli che eravate state andando verso l’istituzionalizzazione? Diventerete lo “status quo” che qualcun altro vorrà cambiare?
J-Ax: «C’è sempre tempo per fare il giro, qui quando sei al top sei lo “status quo”. Ma allora, se è così vuol dire che stiamo cambiando la testa della gente, perché i nostri messaggi libertari sono ancora tutti qui. No, non siamo lo “status quo”, siamo quelli che ce l’hanno fatta, facciamo quello che facevamo prima ma adesso lo facciamo ai massimi livelli, abbiamo sfondato tutte le barriere che cercavano di tenere a bada la musica e la parola, abbiamo sfondato i muri che di norma tenevano giù un artista alternativo. Non è proprio niente male…».