MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Analisi Magistrale di Alfonso Gil su "C'era una volta Studio Uno"


Paolo caro, non mi sono espresso ieri perché contavo di farlo oggi con più obiettività dopo aver visto la seconda puntata e ora posso dirti che se dovessi dare un voto forse cinque è anche tanto se si tiene conto della realtà storica ampiamente -e troppo liberamente- manipolata e della cronologia errata degli avvenimenti e dei costumi. Intanto siamo nel 1961 e quindi le donne rigorosamente con la gonna al di sotto del ginocchio e solo nel 1966, con l’avvento della stilista Mary Quant, era considerato minigonna tutto ciò che lasciava le ginocchia scoperte. Studio Uno 1961 non rappresentava la novità come genere di varietà perché seguiva la formula riuscitissima del precedente “Giardino d’inverno” andato in onda circa un anno prima, ugualmente diretto da Antonello Falqui e che già aveva nel cast le gemelle Kessler che cantavano come sigla iniziale “Pollo e champagne” e Don Lurio come coreografo, nonché presentato dal Quartetto Cetra riconfermato nel cast del successivo Studio Uno 1961 come ospite fisso e che aveva Ornella Vanoni nel ruolo poi preso da Mina in Studio Uno. La fiction invece ce lo propone come un varietà quasi sperimentale sul quale parte dei dirigenti RAI non volevano rischiare tenendo anche conto che Mina “era quella che cambiava un uomo al giorno” quando poi in realtà aveva un flirt con Valter Chiari durato fino alla comparsa di Corrado Pani, l’uomo che la renderà madre. Ma anche la sua figura statuaria ne è uscita minimizzata visto che ci troviamo di fronte ad una donna di un metro e ottanta di suo e che con tacco e cotonatura ai capelli toccava il metro e novanta… nella fiction era riconoscibile solo per abiti e cotonatura capelli ma non per la fisicità. Gli anacronismi sono stati numerosi; le protagoniste hanno ballato “24000 baci” come se fosse stato un Twist ma in realtà tale ballo è arrivato da noi l’anno dopo e, nonostante eravamo nel 1961, hanno mandato in onda “Io che non vivo senza te” che è del 1965. Simile svarione nella seconda puntata quando una delle protagoniste era al bar e hanno mostrato un video di Mina da Studio Uno 1966 quando poi si stava trattando del periodo dell’ostracismo che finirà nel 1964. Non mi risulta, inoltre che “Studio Uno 1964” con ospite fisso Rita Pavone fosse stato mandato in onda di pomeriggio… La storia iniziata il 1961 si conclude nel 1965… ma, nonostante siano passati 4 anni, il figlio di Rita (la mancata cantante che fa la sarta) non è cresciuto per niente? Insomma, ad un certo punto si è persa del tutto la fusione della debole vicenda delle tre protagoniste con la realtà storica di Studio Uno che, ad onor del vero, andava trattata con maggior rigore. Mi aspettavo molto di più dalla RAI che ai suoi tempi d’oro ci aveva abituati a ben altro prodotto.