MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
È morto Al Jarreau, gigante del jazz e del Rhythm and blues

Al Jarreau si è spento all'alba di oggi in un ospedale di Los Angeles, fra un mese avrebbe compiuto 77 anni. La notizia è stata data dal suo portavoce, Joe Gordon, e le cause al momento non sono note. Ma qualche giorno fa era stato ricoverato "per esaurimento" e aveva cancellato le date di un tour, annunciando il suo ritiro dall'attività dal vivo.

La notizia aveva fatto il giro del mondo in un lampo. Ma sulla pagina Facebook del gigante della black music, la speranza era ancora alta. "Al Jarreau "sta migliorando lentamente" e questa mattina ha cantato Moonlighting a una delle infermiere dell'ospedale: che forza della natura... Ma "con suo enorme dispiacere dovrà smettere di fare tour. Al è grato per i suoi 50 anni di viaggi intorno al mondo e per chiunque abbia condiviso quest'esperienza con lui - il suo fedele pubblico, i musicisti, e tutti coloro che gli sono stati di aiuto nel suo lavoro", si leggeva sul profilo ufficiale appena tre giorni fa, il 9 febbraio.



L'artista se n'è andato circondato dalla sua famiglia. La conferma è arrivata sempre su Fb. Alwin Lopez 'Al' Jarreau era nato Milwaukee il 12 marzo 1940, ed è considerato uno dei più grandi cantanti degli ultimi decenni. È il solo ad aver vinto tre Grammy Award in tre diverse categorie: jazz, pop e R&B. Stava stretto in un solo genere, cambiava, esplorava, giocava col jazz, rhythm and blues, pop, scat. In attività dal '49, non aveva bisogno di essere definito, li chiamava "confini", non voleva restarne imprigionato. Baritono, saltava fra le ottave, capace di esplorare con la voce tutte le timbriche.



Aveva iniziato a cantare a otto anni nelle funzioni della Chiesa avventista del Settimo Giorno, dove suo padre era pastore. La definiva la sua grande scuola. Padre predicatore, madre pianista della congregazione, lui seduto sulla panca accanto mentre suonava. "Essere lì" diceva, "è stato come studiare la parte spirituale dell'uomo. La chiesa è un laboratorio in cui si cerca ciò che siamo davvero", ne scrisse in Backyard ritual, o in Mornin', in We're in this love together, il suo grande successo.

Negli ultimi anni aveva avuto problemi cardiaci e una grave polmonite. Dal 2001 non camminava più bene per alcune vertebre del collo collassate, raccontava anche di piccoli incidenti che gli avevano cambiato il respiro. Diceva che cambiare era inevitabile e che tra dieci anni avrebbe voluto cantare come un "nuovo Al Jarreau", nella speranza "di avere qualcosa da dire di più importante e di più profondo. Come un ragazzo di 84 anni".




Jarreau nel 1985 aveva partecipato anche We Are the World, entrava prima di Springsteen, suo anche il tema della serie televisiva anni Ottanta Moonlighting, interpretata da Bruce Willis e Cybill Shepherd. Nel 2013 aveva duettato con Mario Biondi che lo ha sempre considerato il suo idolo e mentore, in Light to the world, uno dei brani migliori dell'album Sun.


Il suo ultimo e 59esimo album, My Old Friend - Celebrating George Duke del 2014, era dedicato al suo maestro George Duke, scomparso il 5 agosto del 2013, tastierista per Frank Zappa e Miles Davis, jazzista fusion in un supertrio con Jean-Luc Ponty e Billy Cobham, autore di successi R&B con Stanley Clarke, produttore per Michael Bolton, George Benson, Dee Dee Bridgewater e Stevie Wonder. Con Al Jarreau si era incontrato nel 1965 nei club di San Francisco. Entrambi hanno rifiutato di costruire limiti, "per noi sarebbe stato come rinchiudere in prigione la musica. Era la nostra filosofia, essere aperti a tutto ciò che sarebbe arrivato al cuore", aveva detto allora dell'album, pubblicato nel 2014 per la Concord. Oggi si è spento un uomo che ha saputo giocare con i suoni. Oltre alle canzoni però resta, nel ricordo di tutti, il suo sorriso buono.