MUSICA




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Garfunkel: «È Joyce il mio mito»


«Trieste? La città dove ha vissuto Joyce? Mi intriga moltissimo, non vedo l'ora di visitarla». Parola di Art Garfunkel, protagonista assoluto della scena musicale dagli anni '60 a oggi, sia in una fortunata carriera solista che soprattutto in coppia con Paul Simon - con cui ha firmato classici come “Mrs. Robinson”, “The Sound of Silence”, “The Boxer” e “Bridge Over Troubled Water” - che sarà in concerto al Rossetti il 13 febbraio con lo show “In Close Up” (e poi il 15 a Milano, il 16 a Padova e il 18 a Roma).
Garfunkel è un grandissimo lettore: sul suo sito, www.artgarfunkel.com, annota ogni libro letto dal '68 a oggi (ben 1.229) e non gli sfugge certo lo stretto legame tra la nostra città e la grande letteratura del Novecento. Quella di Trieste sarà la prima tappa del suo tour italiano 2017, dopo una serie di date che, tra il 2015 e il 2016, lo ha visto esibirsi con successo in oltre tredici stati, inclusi il suo primo show in Corea, due passaggi in Europa alla Royal Albert Hall di Londra, un affollatissimo concerto al Bloomfield Stadium di Tel Aviv e un “sold out” alla Carnegie Hall di New York.
Caratterizzato da una voce che il "New York Times" ha descritto come quella di “un bel controtenore”, Garfunkel, originario del Queens, ha lasciato un segno indelebile sulla musica mondiale e anche goduto di una carriera di successo come attore, pubblicato un libro di poemi in prosa e tredici album.
Come sta andando il tour?
«Bene. Anche se tutti parlano di tour, ma io in realtà – precisa il vincitore di sei Grammy dei quali uno alla carriera - sono un uomo sposato (con l'attrice Kathryn Luce, ndr.) e un padre che porta suo figlio a scuola e nel weekend lascia New York per tenere dei concerti. Mio figlio (Beau Daniel, 11 anni, ndr.) ha un papà che canta...».
A Trieste, Garfunkel, che sarà accompagnato sul palco dal chitarrista Tab Laven e dal tastierista Cliff Carter, porterà in un recital intimo il suo repertorio solista, e quindi brani come “All I Know”, tratta dal suo album di debutto dopo lo scioglimento del duo, "Angel Clare" del '73, “I Only Have Eyes For You” estratta da “Breakaway” del ‘75 e soprattutto dal più recente, “The Singer”, opera omnia in due cd, uscito nel 2012. Ma non potranno mancare i grandi successi di Simon & Garfunkel (il cui best è uno dei dischi più venduti di sempre) e ci sarà spazio anche per alcuni brani dei suoi compositori preferiti (tra gli altri, Jimmy Webb, Randy Newman e George Gershwin) comparsi nel cd di standard del 2007 “Some Enchanted Evening”.
«Sì – conferma Garfunkel -, eseguirò anche alcune hit del duo e brani non miei, ma nello spettacolo del Rossetti avranno un ruolo centrale soprattutto il mio ultimo album e le mie composizioni originali».
Che rapporto ha con il pubblico italiano?
«Splendido. Ricordo di aver suonato (era il 2004) al Circo Massimo davanti a 600mila persone assieme al mio amico Paul Simon: è stato uno show incredibile. Ho un rapporto davvero speciale con l'Italia».
Sta lavorando a un'attesa un'autobiografia...
«Sì, uscirà nel settembre 2017 e ci ho lavorato parecchio. Dentro ci sono io, la mia vita, ci siamo io e Paul Simon, ci sono racconti di strada, i concerti, io e mia moglie, i miei figli...)».
A cosa si ispira per le sue canzoni?
«È una domanda a cui non saprei dare una risposta precisa, ma il centro di tutto, anche della mia vita, è lo show, l’adrenalina che si sprigiona quando salgo sul palco. Amo lo spettacolo più di tutto».
Gli anni Sessanta sono stati un'epoca irripetibile per il pop e il rock: qual è la ragione che li ha resi tali?
«È verissimo, sono stati anni grandiosi. Il segreto? Era il senso enorme di liberalità che si respirava, ci si poteva rilassare, togliersi la camicia, andare in spiaggia e sentirsi sexy: questo era lo spirito degli anni '60».
Di quello spirito è rimasto qualcosa?
«So dove vuole arrivare e non voglio diventare “politico”: diciamo che dal punto di vista musicale e dell'inventiva è un periodo di chiusura».
“The Concert in Central Park” è stato un concerto leggendario, davanti a 400 mila persone...
Ci scherza su. «Leggendario? Non conosco questa parola, come si scrive?» Ma ci tiene anche a precisare, riscrivendo la cronaca, che gli spettatori quella sera «erano 500, non 400mila...».
Descrive così quell'emozione: «Nel momento in cui siamo saliti sul palco e abbiamo capito la portata dell'evento, quando abbiamo visto fin dove arrivava la folla, siamo stati percorsi da un brivido
incredibile. Credo di aver detto a Paul: “c...zo Paul, mettiamoci al lavoro”».
E il cantante, classe 1941, chiude con una considerazione. «Sul palco ritorno sempre un giovane di 26 anni che ama enormemente la musica e lo spettacolo. Ci vediamo a Trieste».