MUSICA




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Springsteen-Obama, l’addio in un concerto privato


A volte l’ultimo saluto è il più bello, quasi sempre è il più malinconico. E la malinconia probabilmente si tagliava con il coltello, la sera di giovedì 12 gennaio, quando Bruce Springsteen ha imbracciato la chitarra e ha regalato un concerto privato a Barack Obama, alla first lady Michelle e ai duecento membri dello staff della Casa Bianca. Niente estranei. Niente vip. Niente giornalisti. Niente imbucati. Nemmeno la E Street Band a tenergli compagnia sul palco. Solo il Boss, il suo strumento e una manciata di canzoni selezionate da una carriera lunga mezzo secolo, per celebrarne un’altra molto più breve ma non meno intensa: gli otto anni di presidenza di Obama.

L’evento forse doveva rimanere segreto, ma la notizia è trapelata. In modo molto springsteeniano, tra l’altro: con una recensione sul sito di fan Backstreets. Secondo il resoconto - unica fonte disponibile - il concerto è stato preceduto da un semplice rinfresco, quindi i dipendenti sono entrati nella East Room della Casa Bianca, dove sono stati raggiunti da Barack e Michelle. Sul palco, Springsteen non ha solo suonato ma anche parlato molto, dando ulteriore contesto a una scaletta intrisa di America: quella del sogno e della realtà, della sofferenza e delle speranze, delle strade su cui il viaggio non sembra finire mai.

Non poteva mancare Born in the Usa, assieme a pietre miliari come Thunder Road e Dancing in the Dark, in un concerto che ha preso la forma del racconto, dell’allusione, dell’omaggio. Il ritorno a casa di Obama è stato salutato dal trittico composto da My Hometown, My Father’s House e A Long Walk Home, a Michelle è stata dedicata Tougher Than The Rest (cantata da Springsteen assieme alla moglie Patti Scialfa). Mentre la chiusura è stata affidata – forse incrociando le dita – all’ottimista Land of Hope and Dreams.

Mancherà probabilmente a molti un presidente come Barack Obama, non solo negli Stati Uniti. Di certo però c’è una categoria che sta vivendo un lutto tutto suo: quella delle rockstar. È difficile ricordare in passato un rapporto così idilliaco tra un inquilino della Casa Bianca e le stelle della musica. Bruce Springsteen, per esempio, a Washington era ormai di casa. A novembre aveva ricevuto da Obama la Presidential Medal of Freedom e a inizio gennaio si trovava sempre alla Casa Bianca per una serata più mondana: la festa d’addio con Beyoncé, Jay Z, Paul McCartney. Ben diverso promette di essere il rapporto con il nuovo presidente. Durante la campagna elettorale, praticamente l’intero firmamento musicale si è schierato a favore di Hillary Clinton (e, soprattutto, contro Donald Trump). Orientamento confermato nelle settimane successive, quando Trump ha ricevuto una sequenza continua di due di picche ai suoi inviti a partecipare alla festa del giorno dell’insediamento. Persino la B Street Band, un gruppo di cover di Springsteen reclutato in mancanza dell’originale, all’ultimo momento si è tirata indietro.

Non è però solo la storia di un grande amore (nei confronti di Obama) e di una grande freddezza (verso Trump). È anche l’ennesimo tassello del complicato mosaico del XXI secolo, un puzzle in cui molti schemi del Novecento sembrano ribaltati, disallineati, difficili da interpretare. Da un lato, c’è l’immagine di Springsteen che concede uno spettacolo riservato nel luogo simbolo del potere. Dall’altro, quella dei disoccupati e delle tute blu del Michigan, che sembrano quasi protagonisti delle canzoni del Boss ma che alle elezioni di novembre non hanno seguito il suo consiglio e hanno votato Trump.

Gli amanti del rock non potranno che pensare al concerto alla Casa Bianca come a un momento di pura magia, ma nel ribollire del populismo chissà che non si sia già plasmata l’immagine del ricco cantante che si trova ormai più in sintonia con l’establishment che con chi gli si rivolta contro. Un altro piccolo grande corto circuito che dà il benvenuto al 2017.


La setlist del concerto alla Casa Bianca:

Working on the Highway
Growin’ Up
My Hometown
My Father’s House
The Wish
Thunder Road
The Promised Land
Born in the Usa
Devils & Dust
Tougher Than the Rest (con Patti Scialfa)
If I Should Fall Behind (con Patti Scialfa)
The Ghost of Tom Joad
Long Walk Home
Dancing in the Dark
Land of Hope and Dreams