MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Quant'è miope Sanremo - di Riccardo Bocca

Un servizio pubblico solido mentalmente e artisticamente mai avrebbe consegnato il cinquanta per cento della conduzione del prossimo Festival di Sanremo a Maria De Filippi.

Piuttosto avrebbe affrontato con decoro i rischi impliciti nella terza conduzione consecutiva di Carlo Conti, affidando a questa macchina umana di ascolti la nuova sfida (che comunque avrebbe vinto in scioltezza, almeno sul fronte della quantità di ascolti).

Invece no.

Al posto di sforzarsi di trovare un'idea brillante, identitaria e popolare assieme, i dirigenti di viale Mazzini hanno optato per l'esatto opposto:

la scorciatoia ammiccante.

Ossia il ricorso a uno dei baluardi commerciali Mediaset (l'altro è Barbara Trash D'Urso) per attirare pubblico, attenzione e conseguenti urrà! al termine delle cinque serate.

Ma come, dottor Campo Dall'Orto?

Quando sono venuto a trovarla in ufficio, al settimo piano del palazzo Rai, tra cortesie eleganti e panorami di una Roma bella e sprecata, lei più volte ha parlato dell'importanza secondaria dei numeri, appannaggio di chi al posto di una vera rivoluzione catodica antepone la miopia del business.

Eppure ora, assieme al capogita di Raiuno Fabiano e medio-man Conti (che in quanto tale è un fuoriclasse nell'intercettare i pubblici a lui consimili), legittima il trionfo in scena della sensale di "Uomini e donne";

non più presenza sparigliante sul palco del Festival, come già accaduto in passato, ma protagonista assoluta a colpi di osanna.

Che brutto spettacolo.

Che imbarazzante modo di iniziare l'anno.

Quasi quanto assistere alle baruffe chiozzotte dei vertici mazziniani che hanno prodotto l'auto-eliminazione di Carlo Verdelli, spacciato in questa faida tra tv, poteri forti e politica per un giamburrasca che avrebbe operato all'insaputa di chi lo ha assunto.

La barzelletta più surreale del millennio.16930

Anzi:

la barzelletta più amara, forse, è il preludio in corso di questo Festival 2017.

Dimostrazione che anche stavolta in Rai - azienda cardine per importanza storica, sociale e metaforica - non si è elaborata una prospettiva che andasse oltre il cinismo.