MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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ACfans.it intervista Riccardo Sinigallia, autore per Mina e Celentano di “Amami Amami”



Riccardo Sinigallia nasce nel 1970 a Roma e già dall’età di 12 anni inizia ad impugnare la penna per comporre brani. Al compimento della maggiore età, fonda il suo primo gruppo musicale, i 6 suoi ex, e inizia così a cantare in centri sociali e club nei primi anni ’90.
Dal ’94 al ’98 nasce una forte collaborazione con Niccolò Fabi per il quale scrive, fra le tante, la famosa “Vento d’estate”.
Nel 1997 co-produce e firma alcuni brani per Max Gazzè nel disco “La favola di Adamo ed Eva” e successivamente per Frankie Hi-Nrg; c’è infatti la sua mano nel successo di quegli anni “Quelli che benpensano”. Ne dirigerà anche il videoclip, iniziando una lunga collaborazione che lo vedrà dietro alla macchina da presa per molte delle sue produzioni musicali.
Nel 2000 contribuisce a far sì che il gruppo dei Tiromancino acquisisca fama a livello nazionale: è l’anno dell’uscita de “La descrizione di un attimo”, disco di cui è produttore e coautore di tutte le canzoni.
Il 2003 è l’anno del debutto da solista con il disco “Riccardo Sinigallia”, a cui succede, nel 2006, “Incontri a metà strada”, ottenendo per entrambi molti consensi dalla critica. Nel 2014 si presenta al Festival di Sanremo con “Prima di andare via” e “Una rigenerazione”.
Ha collaborato anche con Luca Carboni, con Gabriele Salvatores per la colonna sonora per il film “Italy in a Day” ed è stato chiamato da Valerio Mastandrea per comporre la traccia dei titoli di coda di “Non essere cattivo”, film di Claudio Caligari presentato fuori concorso al Festival del Cinema di Venezia, dove la sua “A cuor leggero” ha vinto il premio Ho visto una canzone assegnato da Assomusica.
Quest’anno è stato chiamato a scrivere il testo di “Amami amami” per Mina e Celentano, sulla base di “Ma’agalim” dell’artista israeliano Idan Raichel.


Che cosa si prova ad aver scritto una canzone per Mina e Celentano?
Come tagliare un traguardo senza nessuno davanti dopo una lunga maratona, grande felicità e soddisfazione. Sono i nomi più importanti della canzone popolare italiana, cos’altro può desiderare un autore di canzoni?
“Amami amami” è il riadattamento di “Ma’agalim” dell’artista israeliano Idan Raichel. Come sei stato scelto per scriverne il testo in italiano?
E’ stata un’intuizione di Caterina Caselli. Lei sa sorprendere ogni volta, è una specie di strega o forse meglio dire fata.
Per scrivere il testo hai tratto ispirazione dall’originale di Idan Raichel?
Nelle prime stesure sì, poi Caterina mi ha “suggerito” di uscirne se lo ritenevo necessario e di pensare più alle figure dei due interpreti, con cui probabilmente aveva anche una comunicazione più diretta.
Cosa hai pensato al primo ascolto di “Amami amami” cantata da Mina e Adriano? Te l’aspettavi realizzata in questo modo?
E’ un ascolto che mi sorprende ogni giorno. Il primo ascolto sinceramente non mi aveva fatto impazzire, ma giorno dopo giorno – staccandomi dai pregiudizi di ascoltatore “sofisticato” o forse anche ricongiungendomici – ho percepito sempre di più come scelta geniale la produzione da balera 2.0. Devo fare i complimenti a loro, a Massimiliano Pani e a chi ci ha lavorato.
Immaginiamo avrai avuto modo di ascoltare il cd “Le migliori”: cosa ne pensi?
Ancora non l’ho ascoltato. Giuro. Ma lo farò prestissimo.
Hai avuto modo di conoscere Mina e Adriano di persona o perlomeno di chiacchierarci?
Purtroppo no.
Dal punto di vista musicale, che considerazioni hai di loro?
Qualsiasi cosa dicessi risulterebbe presuntuosa e pretestuosa. Sono, come ho detto prima, due monumenti e credo ci sia molto da imparare dalla loro storia artistica e dall’approccio che hanno con la canzone pop.
Parliamo un po’ di te; quali sono i tuoi gusti musicali? Un album e una canzone che tieni nel cuore? E dal punto di vista letterario?
Io ascolto molta musica diversa. Ho iniziato come molti ragazzi con il rock proveniente dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra negli anni 80, poi mi sono innamorato della nostra storia, soprattutto del cantautorato. Ma ascolto anche elettronica, rap e musiche del resto del mondo. Da Bombino, che è un artista africano, alla musica indiana.
Cosa ha significato per te l’avventura a Sanremo?
Un sogno che si è trasformato in incubo e che alla fine è diventato una bella esperienza.
Torniamo un po’ indietro nel tempo, come nasce la tua passione per la musica?
Da mio padre, che mi ha insegnato a suonare la chitarra, e da mia madre, discografica degli anni 70. Poi da mio cugino, che mi ha fatto scoprire AC/DC e Police, e alcuni amici fondamentali con cui ho formato vari gruppi tra i 16 e i 20 anni.
Dal 1988 a oggi hai collaborato con tantissimi cantanti, qual’è stata l’esperienza artistica più indimenticabile?
Sono state tutte in qualche modo importanti; quella con Filippo Gatti (cantautore straordinario e ancora non conosciuto come dovrebbe), incontrare e lavorare con Luca Carboni e con Francesco Motta. Poi le cose più riconosciute come il disco “La descrizione di un attimo” o la collaborazione con Frankie Hi Nrg, o i primi 2 dischi di Fabi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Stai collaborando anche con altri artisti?
Sto preparando il mio quarto album e continuo a collaborare con Motta e con i deProducers
Sogni nel cassetto?
Riordinare il cassetto.
Lo staff di ACfans.it