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Fiorella Mannoia: «Un disco per le donne che lottano per la felicità»


Venerdì esce «Combattente», il nuovo album di inediti. «Noi siamo come la Terra, metà luce e metà buio, uomini e donne sono capaci di cose meravigliose e di cose orribili»
di Renato Franco


«Storie di donne che combattono: è questo il filo conduttore dell’album. Nella vita combattiamo tutti per qualcosa: per un’idea, per un’ingiustizia, per un traguardo, per la ricerca di un’affermazione e di un’identità. Le molle sono tante, lo scopo alla fine è uno: si combatte per la felicità». Rossa come i suoi capelli, Fiorella Mannoia torna con un nuovo album di inediti, Combattente (esce venerdì, il tour invece parte a dicembre). Copertina ironica, lei ritratta come un generale «ma di un esercito di pace», il carroarmato che in realtà è un grammofono e spara musica, l’immagine che ammicca all’iconografia dei Paesi socialisti con tanto di raggi di sol dell’avvenire.
Visione al femminile
Molte le firme che hanno collaborato (da Fossati a Sangiorgi), ma il suo approccio è sempre lo stesso: «Declino sempre al femminile tutte le canzoni che mi scrivono. Io sono sempre vicina alle donne. Ma è anche un album autobiografico: Combattente mi rappresenta ma non sono presuntuosa. Combattere è anche dare un senso alla vita, del resto cadiamo e ci rialziamo di continuo». Impegnata nella campagna di sensibilizzazione sul femminicidio, qui Fiorella Mannoia affronta anche il tema della violenza psicologica («Nessuna conseguenza»): «Parlo di quegli uomini — e purtroppo ce ne sono ancora tanti — che pensano alle donne in termini di proprietà». A chiudere l’album invece una riflessione su come siamo («La Terra da lontano»). «Mi ha sempre commosso il nostro pianeta visto dallo spazio. Noi siamo come la Terra, metà luce e metà buio, uomini e donne sono capaci di cose meravigliose e di cose orribili. Eppure viste da lassù tutte le miserie umane svaniscono: ingiustizia, fame e povertà non le vedi».
Tra Genovese e Placido
In questo periodo Fiorella Mannoia ha incrociato molto il cinema. Prima è arrivata la colonna sonora di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese: «La sceneggiatura mi colpì subito, il film meritava di andare agli Oscar perché ha un respiro internazionale e tocca un tema che riguarda tutto l’Occidente: i cellulari sono la scatola nera della nostra vita». Poi si è fatto vivo Michele Placido con 7 minuti — donne e lavoro sono al centro del film — dove Fiorella Mannoia non canta, ma recita: «Abbiamo fatto tanti progressi ma si fa fatica, non si può mai abbassare la guardia. In un mondo dominato dalla crisi le donne subiscono più degli altri». Ansia da prova d’attrice solo prima di cominciare: «Ho scoperto che recitare non è poi diverso da interpretare una canzone: quando interpreti sei quella cosa lì».
Da Sanremo ai talent
Un accenno a Sanremo: «Chi lo sa? Io non dico mai di no a niente». E uno ai talent: «Sono un percorso al contrario e ho molta comprensione per questi ragazzi: da una parte non hanno alternative perché ormai anche la discografia non ha la forza di un tempo, dall’altra ritrovarsi d’improvviso davanti a grandi platee rischia di destabilizzarli. Mi sento solo di dargli un consiglio: i talent sono un punto di partenza, non di arrivo».