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Targhe Tenco, Francesco Motta premiato come migliore esordiente


Un sogno che si avvera. Così Francesco Motta definisce la jam session con Bombino che ieri ha chiuso la prima serata della premiazione del Tenco, sul palco del teatro Ariston di Sanremo.

Un sogno anche per gli spettatori, che hanno visto in diretta il giovane scelto dai 230 giurati delle Targhe Tenco come miglior esordiente dell’anno e “il Jimi Endrix tuareg” suonare insieme “Roma stasera”, una delle tracce più rock del cd “La fine dei vent’anni” (Sugar).



Una performance che sprizza energia su un testo che è un “contro-omaggio” alla Grande Bellezza: «Ho piene le tasche / di denti spezzati / di sogni bruciati / da questa città / ma a me piace lo schifo / la puzza di gente / raccontare le storie ai figli degli altri sarà divertente».

Il video sarà una conferma per chi conosce già il cantautore trentenne («Gli anni li ho compiuti dieci giorni fa, non si può dire che non mi sia preparato», commenta dal palco), e un invito alla prova per gli altri, in attesa di sentirlo dal vivo durante la lunga tournée invernale che inizia il 19 novembre ad Arezzo.

Il duetto ha chiuso la serata iniziale della premiazione del Tenco. In programma artisti e musiche diversissime, che avrebbero lasciato di stucco chi ancora crede che Club Tenco significhi voce-e-chitarra su testi di tristezza esistenziale. E invece è tutta un’altra musica: si chiude con il rock di Motta ma si parte dall’impegno storico dell’Otello Profazio di “Qua si campa d’aria”, un milione di copie vendute nel 1974 e oggi Premio Tenco alla carriera. Accanto a lui sul palco Peppe Voltarelli, che con un cd di “cover” dedicato al cantautore calabrese (“Voltarelli canta Profazio”, Squilibri) si è aggiudicato la Targa Tenco come miglior interprete.

Il Tenco non ha limiti d’età né di stile. C’è posto per Pino Pavone, collaboratore di Piero Ciampi, che a ottant’anni si riappropria orgogliosamente di parole portate al successo da altri (Nada, Patti Pravo) e con la sua voce un po’ incerta le rende ancora più struggenti («Tutte le cose che non hai / accanto a me le troverai / nel mondo dell’illusione»). Ma anche per il trentacinquenne Ivan Talarico, comico e intrattenitore travolgente che accompagna con la chitarra nonsense “à la Fo” e scioglilingua da rapper. «Mi ha mandato un demo, l’ho guardato e mi sono detto: questo pazzo deve venire al Tenco!», racconta Antonio Silva, da cinquant'anni presentatore delle premiazioni.

Inevitabile l’omaggio a Napoli, presente con nomi inossidabili come James Senese, Targa Tenco per il miglior album in dialetto con “‘’O sanghe” (Alabianca), e la Nuova Compagnia di Canto Popolare che presenta il nuovo disco, “Cinquant’anni in buona compagnioa” (FoxBand). Con gli anni la formazione nata dalla collaborazione filologica con il grande Roberto De Simone è cambiata, ma la voce potente e precisa di Fausta Vetere no.

Ma l’omaggio più commovente è quello a Sergio Staino, Premio Tenco come operatore culturale. Il “papà di Bobo” si presenta sul palco senza fregiarsi del titolo di direttore dell’”Unità” e sfoggiando un bastone bianco, al fianco di un accompagnatore: colpa di un malanno che gli sta rubando la vista ma gli regala una inaspettata somiglianza con Borges. Staino riceve il premio e si improvvisa cantautore con una variazione di “Genova per noi” dedicata al Club Tenco: la canta con una voce stonata che strappa sorrisi e commozione, e che stranamente in questo contesto non stona per niente.