MUSICA




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"Amami, amami": Mina e Celentano, il ritorno è servito - di Gino Castaldo

Come un'invincibile armata cresce l'attesa del disco-evento Le migliori (uscirà l'11 novembre), 18 anni dopo che Mina e Celentano decisero con gran successo di mettersi insieme in un disco.

Per ora, visto che ovviamente il prodotto va opportunamente centellinato, la montagna ha partorito un topolino, ovvero un singolo, uno solo, come ormai è rito ineludibile del mercato, intitolato Amami amami, ma che, basta ascoltarlo una volta, si pronuncia "Amamì amami", accento improbabile, da far inorridire italianisti e lessicologi, ma musicalmente ineccepibile. Anzi l'accento anomalo offre alla melodia del pezzo un profumo vagamente mediorientale, circostanza confermata dall'identità dell'autore, ovvero Idan Raichel, artista israeliano che negli anni si è prodigato per costruire una musica aperta al dialogo internazionale, compreso ovviamente quello tra ebrei e musulmani.

Raichel ha scritto la musica e il testo lo firma con Riccardo Sinigallia, cantautore del fronte indipendente, noto per temi e testi molto meno tradizionali di questo, che però un guizzo almeno lo propone nel ritornello che recita: "amamì amami, imperdonabilmente sì", che poi diventa "indifferentemente sì", "inevitabilmente sì".

Ma pur sempre d'amore si tratta, va da sé, tanto per eccitare ancora di più l'attesa per il secondo disco dei due più anziani e in fondo amati protagonisti della canzone italiana in attività, ambedue in pista addirittura dalla fine degli anni Cinquanta, che fa, anno più anno meno, quasi una sessantina d'anni di onorata carriera. I due lasciano andare oggi via etere il primo assaggio, ma in parte la sorpresa gliel'ha bruciata ieri Gianni Morandi, anticipando sui suoi seguitissimi social una trentina di secondi del pezzo. Bello scherzetto, davvero.
Video

La canzone viaggia su una stizzosa cadenza elettroacustica, ma sotto sotto tradizionale, con reminiscenze antiche, quasi un liscio modernizzato, fino al colpo di teatro della fisarmonica che vola via leggera e cita esplicitamente Storia d'amore ("lei mi amava, mi odiava, mi amava...") anche se questa volta suona un po' finta, meno spericolata e orgogliosamente paesana di quanto sembrò quella originale del 1969. Ma gli anni passano per tutti, anche per le fisarmoniche.

Mina e Celentano sembrano guardarsi a distanza con l'affetto che può dare questa antica appartenenza, questa parallela militanza combattuta a colpi di canzoni, hanno nella voce la storia, la densità espressiva accumulata in tanti anni e che, inevitabilmente va molto oltre la singolarità del pezzo che procede a frasi alternate. Celentano: "E se non ti avessi amato mai adesso non saresti qui, ma non mi chiedere perché, adesso e qui amami". E Mina risponde: "E io mai mi abituerò alla tua voce e ai tuoi addii, contro la nostra volontà, adesso e subito amami", e così via, senza mai sovrapporsi, e inevitabilmente sembra parlino anche un po' di loro stessi, di questi anni passati, amici e cantanti, protagonisti enormi e costanti della scena.