MUSICA




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MUSICA
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La guerra della vedova di Battisti a Mogol, Morandi e Pupo: "Vietato usare le sue canzoni"

Il primo round lo ha vinto Mogol. "Ho liberato la musica di Battisti" aveva spiegato il grande paroliere dopo aver vinto la causa contro la società Acqua Azzurra, rappresentata da Grazia Letizia Veronese, vedova di Lucio, e ottenendo un primo risarcimento pari a 2,6 milioni di euro. Ma la guerra continua, e vede nella parte più intransigente la signora Veronese, titolare di uno dei cataloghi musicali più ricchi (da tutti i punti di vista) della canzone italiana. La quale continua a impedirne lo sfruttamento commerciale. Se Mogol, nella sua recente biografia, ha spiegato perché la coppia d'oro della nostra musica si separò traumaticamente dopo anni di incredibili successi, ora sono altri colleghi di Battisti a rivelare le pressioni e le sfuriate della Veronese.


Le telefonate avvelenate
E' stato l'avvocato Simone Veneziano, legale di Grazia Letizia Veronese e di Luca Battisti, 43enne figlio di Lucio, a spiegare: "L'artista non avrebbe mai consentito che una sua composizione fosse accostata a una casa automobilistica, a un'impresa produttrice di pasta alimentare o, peggio, ad una banca". Spigando come le canzoni di Lucio Battisti siano state negate a Barilla, Fiat e Mps. La Veronese è inflessibile e motiva i suoi continui "no" con la necessità di tutelare la volontà del celebre marito, scomparso nel 1998 dopo essersi negato al pubblico (e aver apostrofato a male parole i giornalisti) per 20 anni. La presenza di Grazia Letizia Veronese è così attenta e capillare, che ogni manifestazione in cui in qualche modi venga ventilata la possibilità che vengano usate o trasmesse canzoni di Lucio vede l'arrivo dei suoi strali attraverso il telefono. Come hanno confermato, oltre a Mogol, anche Pupo, Gianni Bella e dell'assessore romano Dino Gasparini.

Via perfino i manifesti commemorativi

Gasparini ha raccontato di aver avuto lo "stop" dalla Veronese per l'uso del repertorio di Battisti nel 2011, quando il Comune di Roma organizzò una grande serata di celebrazione della carriera di Mogol, che di moltissime di quelle canzoni è coautore. In precedenza aveva impedito che il sindaco di Molteno (Lecco) affiggesse manifesti per ricordare il cantante, nel luogo in cui è sepolto. Non è andata meglio a Pupo ("usai Ancora tu in tv, fui investito da lei che al telefono mi disse che non dovevo permettermi di fare mai più una cosa del genere") a Gianni Bella, per bocca della figlia Chiara ("durante il festival di Castrocaro la Veronese telefono a mio padre, che aveva utilizzato Un'avventura, sentivo l'alto volume della voce della signora che chiedeva perché avessimo usato il brano come sigla") e Gianni Morandi ("mi chiese di non usare più immagini né musiche di Lucio, dopo aver visto che nella mia trasmissione in Rai avevamo mandato in onda ricordi del cantante sulle note di Pensieri e Parole"). Accordo sfumato perfino con le Poste, che volevano intitolare un francobollo speciale a Lucio Battisti. Le resistenze furono tali, che su quel francobollo ci finì Andrea Bocelli. La memoria del cantante di Poggio Bustone aleggia tra guerre mediatiche e legali, e una blindatura, in nome della purezza artistica, che se da una parte fa crescere il mito, dall'altra lascia increduli i molti che credono che quelle canzoni siano patrimonio di tutti, e in qualche modo raccontino la storia d'Italia recente.