MUSICA




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MUSICA
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Chuck Berry, il padre del rock compie 90 anni


«Se vuoi dare un altro nome al rock and roll, puoi chiamarlo Chuck Berry: noi tutti gli dobbiamo molto». Parola di John Lennon. E quando uno dei più grandi riconosce un debito artistico, allora significa che si è al cospetto di una leggenda. Chuck Berry compie 90 anni, nella sua vita ha visto e fatto di tutto. Personalità poliedrica, tra i tanti soprannomi attribuitigli c’è “crazy legs” (letteralmente “gambe pazze”), visto il suo moto perpetuo sul palco. Ma Chuck Berry è stato soprattutto il primo nero a convincere il dubbioso pubblico bianco. La rivista Rolling Stone lo ha inserito al quinto posto nella lista dei 100 migliori artisti di sempre, alle spalle di Beatles, Bob Dylan, Elvis e Rolling Stones.



Il successo per Chuck Berry arriva nella seconda metà degli anni Cinquanta, quando la musica americana non ha ancora esplicitamente sdoganato la trinità “sesso, droga & rock ’n’ roll”. Chuck Berry sceglie una più moderata “auto veloci, liceo e ragazze”. Sono questi i tre temi attorno a cui ruotano le sue canzoni. Il target? I teenager, quelli della generazione post bellica. Lui è il primo a raccontargli delle storie semplici, a osservare veramente la società, descrivendola con parole di uso comune. Dal punto di vista tecnico, i suoi riff sono stati presi a modello da centinaia di altri musicisti rock. Sul palco è stato uno dei primi veri rocker: chitarra dietro la testa, tra le gambe, spaccate e passo dell’oca.



Il passo dell’oca è nato durante un concerto a New York, nel 1956. «Dovevo nascondere delle brutte pieghe del vestito - ha spiegato Berry -. Una volta fatto il passo ho ricevuto un’ovazione. Così l’ho fatto ancora. E ancora. E ancora». Tanto spigliato sulla scena quanto eclettico con la chitarra in mano: Chuck Berry suona il blues e il boogie woogie, apprezza anche il country, il genere preferito dalla gente bianca del suo Missouri. Mischia tutto, riuscendo a trovare un suono che convince le radio bianche a passare le sue canzoni. È il rock. «Non so se Chuck Berry si renda conto di quello che ha fatto - dice Keith Richards, chitarrista dei Rolling Stones -, io non credo. A volte accade. Forse anche Michelangelo pensava di essere scadente».



Chuck Berry ha un caratteraccio, a un certo punto della sua carriera suona dichiaratamente solo per soldi, senza band al seguito: arriva in un locale, chiede al gestore di contattare un gruppo del posto (una volta gli è andata bene: ha suonato con la E! Street Band di Bruce Springsteen, quando il Boss era agli esordi), si esibisce, prende i soldi e se ne va. Ovviamente, la qualità di questi live è scadente. Ma questa visione egoistica di Berry è il risultato del carcere, della convinzione che i bianchi ce l’abbiano con lui.



Vive il suo periodo d’oro dal 1957 al 1959, quando sforna un singolo dietro l’altro. Sembra Re Mida. Tra i successi più clamorosi c’è ovviamente Johnny B. Goode, forse la canzone più suonata al mondo. È stata addirittura inserita nella compilation del programma NASA Voyager Golden Record: dal 1977, a bordo delle sonde “Voyager 1 e 2”, c’è un disco per grammofono con quel pezzo. Senza dimenticare l’omaggio di Ritorno al Futuro, nella famosa scena del ballo scolastico: stessa sorte per You never can tell, voluta da Tarantino in Pulp Fiction.



L’infanzia, la passione per la fotografia e i guai con la legge
Chuck Berry nasce il 18 ottobre 1926 a Saint Louis, nel Missouri. È il terzo dei sei figli avuti da Henry (carpentiere) e Martha Berry (insegnante). Inizia a cantare nel coro della chiesa e a suonare la chitarra, ma la sua vera passione è la fotografia: i primi concerti li fa solo per investire il cachet in nuove macchine fotografiche. Nel 1944, il primo problema con la legge. Durante un viaggio nel Kansas con due amici è accusato di rapina a mano armata e finisce in riformatorio, dove viene rilasciato al compimento dei 21 anni. Pochi mesi dopo sposa Themetta Suggs, che gli dà quattro figli. Pur di mantenere la famiglia inizia a fare qualsiasi lavoro: inserviente, parrucchiere, fotografo, carpentiere. Parallelamente, dal 1952, suona nei club di Saint Louis. Fa sempre il pienone al “Cosmos” con il Johnny Johnson Trio, che di lì a poco cambierà nome: Chuck Berry Trio.


La svolta del 1955 e la prigione
La vita di Chuck Berry cambia nel 1955 quando incontra Muddy Waters a Chicago. I due parlano molto, Chuck chiede al suo mentore di suggerirgli una casa discografica a cui proporre delle registrazioni. Waters fa il nome della Chess Records. In una settimana, Berry scrive quattro pezzi, ma solo uno convince il direttore Leonard Chess: si tratta di Maybellene, un riarrangiamento di un vecchio classico country di Bob Wills, Ida Red. Maybellene vende quasi un milione di copie, così come Roll Over Beethoven, un anno dopo. I singoli di successo continuano a uscire fino al 1959, in top ten entrano School Days, Rock and Roll Music, Sweet Little Sixteen e Johnny B. Goode. Alla fine del decennio Chuck Berry è ormai un artista internazionale, ma nel dicembre 1959 è accusato di avere avuto rapporti sessuali con una ragazza di 14 anni. La condanna è di cinque anni, ridotta successivamente a tre. Uscito di prigione la sua popolarità è ormai calata.



Il ritorno e il primo posto in classifica
Chuck Berry non si arrende e nel 1963 torna nel giro del music business grazie alla cosiddetta British invasion: ci sono delle band inglesi, tra cui i Beatles e i Rolling Stones, che iniziano a diventare famose negli Stati Uniti. Suonano anche le cover di Chuck Berry. Ci provano pure i Beach Boys, con una reinterpretazione non autorizzata di Sweet Little Sixteen, che nel 1963 diventa Surfin’ Usa (Berry vince la causa, i Beach Boys pagano una multa di un milione di dollari). Intanto, Chuck pubblica cinque album per la Mercury Records. ma senza ottenere grande successo. Così torna alla Chess e ritrova il consenso del pubblico nel 1972, quando pubblica una nuova registrazione live dell’allusiva My Ding-a-Ling: a sorpresa, è l’unico suo a essere finito al primo posto in classifica. La produzione si ferma nel 1979 con l’incisione del suo ultimo disco in studio, Rock It.



Nuovi guai con la legge e il declino
Nello stesso anno Chuck Berry è accusato di evasione fiscale. Avendo già due precedenti penali alle spalle, si dichiara colpevole e viene condannato a quattro mesi di prigione più mille ore di servizio civile, da scontare facendo concerti benefici. Ma i guai non sono ancora finiti. Alla fine degli anni Ottanta compra un ristorante a Wentzville, nel Missouri, il “The Southern Air” e nel 1990 è accusato di aver installato una videocamera nel bagno delle signore per spiarle. Chuck Berry sceglie di risarcire privatamente le 59 donne che gli hanno fatto causa (circa un milione di dollari in tutto). Nel corso di una perquisizione a casa del musicista, la polizia scova numerose registrazioni sospette, tra cui una con protagonista una ragazza minorenne. Gli agenti, però, trovano anche 62 grammi di marijuana: per evitare eventuali accuse di pedofilia, Berry si dichiara colpevole di possesso di droga, patteggia la pena e se la cava con sei mesi di prigione (sentenza poi sospesa), due anni di libertà vigilata e una multa di 5 mila dollari da donare all’ospedale locale. Da allora, comunque, non ha smesso di suonare. È persino salito sul palco del concertone del 1° maggio, a Roma.



Gli standard, però, sono calati notevolmente, un declino giustificato anche dall’età. Tre anni fa, a Helsinki, gli organizzatori del concerto di Chuck Berry hanno deciso di rimborsare del 50% il valore del biglietto dopo una performance «al di sotto degli standard ragionevolmente accettabili per l’artista in questione». Ma, in fondo, anche un concerto stonato può essere decisamente rock ’n’ roll.