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La carica della generazione Benji & Fede


Dai, mettete via i telefonini, almeno per la prima canzone». Imbraccia la chitarra acustica Benji, occhi azzurri e ciuffo alla Justin Bieber, e insieme a Fede scherza dal palco con le fan arrivate da tutta Italia all’auditorium di Radio Dimensione Suono, a Roma, in un pomeriggio di fine estate.

Missione impossibile convincere 300 teenager, al concerto del loro gruppo preferito, a riporre in tasca l’iPhone: un’eresia per i giovanissimi della generazione Z, la più tecnologica della storia. Rispetto ai Millennials, che non ricordano un’epoca senza Google, i loro fratelli minori tra i sei e i 20 anni non hanno mai vissuto in un mondo senza iPad: sono sempre connessi i “Centennials” seguaci di Benji & Fede, attenti alla privacy, usano le chat più di Facebook e pubblicano compulsivamente i loro selfie su Instagram.

Sarà per questo che, malgrado la venerazione per i due idoli, tra le ragazzine accalcate sotto il palco solo in poche raccolgono l’appello di Benji (Benjamin Mascolo) a spegnere il telefonino per qualche minuto. Mentre tutte, madri e figlie, si mettono a cantare in coro con Fede (Federico Rossi) “Tutta d’un fiato”, la hit che ha proiettato il duo di cantanti modenesi poco più che ventenni in cima alle classifiche e nei pensieri quotidiani di quasi 900mila seguaci su Facebook e milioni di utenti di YouTube. Senza contare i quasi 180 mila follower su Twitter e i 900 mila per ciascun profilo su Instagram.



Un fenomeno virale che trascina le vendite: il singolo in spagnolo “Eres Mia” (in italiano “Sei mia”), debutto nel mercato internazionale, ha ottenuto oltre 5 milioni di streaming e il video più di 4 milioni di visualizzazioni. E in primavera è uscito “Vietato smettere di sognare” (Rizzoli), collage autobiografico-sentimentale in salsa emiliana con foto, ricordi, pensieri, aneddoti, storie familiari. Più di 80mila copie vendute finora e cinque ristampe, uno dei casi editoriali dell’anno: due cantanti ventenni che scrivono un libro sulla propria storia. E pensare che nelle stesse settimane Einaudi dava alle stampe “La vita che si ama”, romanzo autobiografico di Roberto Vecchioni che per scriverlo ha aspettato di superare i settanta.

E così, a ogni show e presentazione “firma-copie” in giro per la Penisola, le “dreamers”, sognatrici - così si sono autoproclamate le fan della band modenese - assediano i loro beniamini, si radunano a centinaia urlanti e adoranti per strappare una foto con loro, lasciare un regalo, un disegno, una lettera scritta a mano. Di carta. Perché, paradossalmente, le stesse ragazzine che al concerto non riescono a spegnere i telefonini, poi cantano a squarciagola “Lettera”, in cui Benji & Fede declamano la bellezza delle missive d’amore di una volta rispetto ai messaggi istantanei su WhatsApp, affollati di emoticon e immagini. «Una vita senza Internet? Sarebbe dura ma forse ci riuscirei», sospira Paola, 14 anni, arrivata da Caserta in compagnia del padre. «Ormai le lettere non si usano più, è un peccato. Sono molto più belle di un messaggio online», aggiunge Ylenia, 20 anni, di Taranto, che per assistere allo show si è fatta più di 500 chilometri.

AMORE AI TEMPI DEL WI-FI

Romanticismo a parte, per consolidare i rapporti con i fan e conquistarne di nuovi la band punta sulla tecnologia. Come altri gruppi più o meno famosi deflagrati nella Rete, gestiscono personalmente i rispettivi profili sui social network, twittano e ritwittano, postano commenti, foto, video e annunciano novità. E i seguaci ricambiano: li inondano di “like” e condividono tra loro ogni respiro. In un certo senso si può dire che la band sia nata su Facebook, visto che i due cantanti modenesi hanno cominciato a scambiare tra loro idee e file musicali online sei anni fa, quando Benji viveva in Australia.

L’orario del primo messaggio tra i due, “20:05”, è diventato il titolo del primo album, uscito nel 2015, salito subito al numero uno delle vendite, aggiudicandosi dopo pochi mesi il disco di platino. La major discografica che li ha scoperti, la Warner, li coccola e, concluso il tour tutto esaurito, lancerà il 30 settembre “Amore wi-fi”, il nuovo singolo che anticipa il secondo album “0+” (zero positivo), in uscita il 21 ottobre e registrato tra Helsinki, Milano e Oslo.

«Recentemente abbiamo scoperto per caso di avere lo stesso gruppo sanguigno: chiamare così questo nuovo album è come suggellare la nostra fratellanza», racconta Fede. “L’Espresso” ha ascoltato il nuovo singolo in esclusiva: «Ma poco ci importa, avevamo di meglio/amore wi-fi stavo connesso/sono qui, sono qui, adesso, lo so che non l’avevi chiesto ma me ne fotto e sono qua lo stesso», cantano Benji & Fede, due Millennials che nel testo riflettono sull’educazione sentimentale della generazione successiva, la Z, i veri nativi digitali, nocciolo duro di chi ascolta la loro musica.

«Oggi molti amori sono resi possibili dal Web, che consente a persone lontane di restare in contatto», ragiona Benji: «Ma può diventare un’arma a doppio taglio se usato nel mondo sbagliato. E può accadere che due persone abbiano un rapporto “intimo” puramente virtuale. Per me questo è sbagliato e esagerato». Generazioni così vicine, eppure molto lontane. «Loro sono cresciuti quando la tecnologia ha preso effettivamente piede», aggiunge Fede: «Noi abbiamo trascorso l’infanzia all’aria aperta, a 10 anni avevamo al massimo il Game Boy; oggi a due o tre anni i bambini ricevono il tablet con un gioco virtuale. Vivono immersi in un turbinìo di tecnologia, con pro e contro».

EVVIVA IL SUCCESSO, ABBASSO LA POLITICA

Pragmatici, concentrati sugli obiettivi, sognano soldi, carriera e sono pronti a lavorare sodo: questo l’identikit dei giovani della generazione Z secondo le ultime ricerche. Le fan della band, in qualche modo, confermano: «Ammiro Benji & Fede: grazie alla loro forza di volontà sono riusciti a farsi largo tra la folla dei cantanti esordienti per diventare qualcuno», dice Camilla, milanese, 12 anni, che aggiunge: «Le loro canzoni sono molto orecchiabili, ma sono soprattutto la prova che i sogni si possono avverare e che ognuno di noi, se si impegna, può arrivare lontano».

I ragazzi adorano i due cantanti perché li sentono vicini e, anche se sono delle star, sui social network si comportano come tutti i giovani: postano selfie e raccontano della loro vita a chi li segue. «Mi piacciono perché trattano temi vicini alla nostra vita: amore, razzismo, pregiudizi. Ecco perché ci identifichiamo facilmente con loro», commenta Aurora, 12 anni, romana, che tra le canzoni preferisce “Ideali”, «perché affronta il tema del razzismo e dell’egoismo attraverso una canzone orecchiabile e cantabile».

Un’autentica “dreamer” Aurora, che in occasione della presentazione del libro nella capitale, lo scorso aprile, ha costretto il padre («Non riusciva a capire il valore culturale dell’autobiografia di due cantanti che hanno meno di trent’anni») a stare diverse ore in fila con lei prima di arrivare al cospetto di Benji & Fede, farsi autografare la copia e portare a casa la foto che immortala la scena.

Non si accontentano i fan della generazione Z: comprano dischi, libri, fanno carte false per un autografo e un selfie con una star. Ma non solo. Sono sempre connessi e attraverso la Rete cercano (e a volte trovano) la celebrità. È il caso di Desirée, 14 anni, bionda, capelli lunghi, indossa una t-shirt bianca con la scritta “20:05”. È arrivata al concerto di Benji & Fede da Firenze con la madre e, come tante altre dreamers, è in fibrillazione per l’uscita (il prossimo inverno per Rizzoli) della prima “fan fiction” ufficiale selezionata e approvata dalla band tra le oltre 50 condivise su Wattpad, il sito di self-publishing per scrittori in erba.

Racconti scritti dai seguaci e ispirati ai loro artisti preferiti, sull’onda del successo planetario “After” di Anna Todd, la serie di romanzi dedicata alla boy band anglo-irlandese One Direction. Tra le fan fiction pubblicate su Wattpad c’è anche quella di Desirée. «I protagonisti siamo io e Fede, il mio preferito. La storia d’amore nasce da una videochiamata su Skype: lui per errore chiama me. Sono arrivata al decimo capitolo, per ora l’hanno letta in duemila», dice la ragazza fiorentina.

Amore, famiglia, amicizia, lavoro: i ragazzi della generazione Z credono nei valori tradizionali, stando all’indagine dell’Osservatorio sulle nuove generazioni in Italia, realizzata in esclusiva per “l’Espresso” dall’Istituto Demopolis. E la politica? La fiducia scarseggia, tantomeno in quella italiana, e nei suoi leader. Anche il sesso è piuttosto basso nella classifica delle priorità. Tra i ragazzi di 14-15 anni, inoltre, uno su 5 si preoccupa dell’immigrazione, quasi 6 su 10 hanno amici sia italiani sia stranieri, complice una crescente presenza di studenti di altre nazionalità nelle scuole. «Io ho fiducia nei giovani. Ma i giovani non si interessano di politica perché questa politica non li rappresenta e non li coinvolge in alcun modo», sentenzia Benji. Il like su Facebook sarebbe assicurato.