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Quella lista di canzoni sconsigliate alle radio americane dopo gli attacchi dell'11 settembre


Se lo è ancora oggi, con un'opinione pubblica ormai tristemente abituata a far fronte a certi drammi, immaginate quanto fosse difficile mandare avanti lo show quando la morte è l'argomento del giorno quindici anni fa, quando ancora la storia non aveva marcato un prima e un dopo tra il vecchio e il nuovo millennio.

Sono le ore immediatamente successive agli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, e mentre il governo americano chiude le sue frontiere e i suoi spazi aerei con il mondo incollato agli schermi sui quali le reti all news mandano in diretta il crollo delle due torri del World Trade Center, qualcuno nel quartier generale di Clear Channel, in più grande network radiofonico privato a stelle e strisce, inizia a farsi delle domande: l'America è sotto shock, e quando si gestisce qualcosa come più di 1200 emittenti radio in tutto il paese sentirsi addosso una certa responsabilità è inevitabile.

Non si sta parlando di un freddo calcolo commerciale dei vertici dell'FM commerciale: piuttosto, di una specie di sensibilità patriottica applicata ai media. Con la porzione settentrionale della east coast ridotta a un campo di battaglia, radiofonicamente parlando come si poteva, se non lenire, per lo meno evitare di aumentare il dolore dei cittadini, già prostrati dalle stragi terroristiche? Con una lista di canzoni il cui inserimento nei palinsesti sarebbe stato meglio evitare.

Il celebre "Clear Channel memorandum" del 2001 è argomento dibattuto: la società con sede a San Antonio, Texas, oggi diventata iHeartMedia, ne ha da subito negato l'esistenza, dicendo di confidare nei propri manager sparsi ai quattro angoli degli USA per interpretare al meglio la sensibilità dei propri ascoltatori. Ma HitsDailyDouble prima e Snopes poi chiarirono la faccenda: nelle ore immediatamente successive agli attacchi si aprì un dibattito interno tra i responsabili di programmazione circa i brani la cui trasmissione avrebbe potuto offendere la sensibilità degli ascoltatori. Una sorta di consulto tra colleghi, niente di più. Per riassumere tutte le istanze emerse la direzione del network diramò effettivamente una nota - ad uso rigorosamente interno - con l'elenco dei titoli emersi negli scambi tra i responsabili locali: lo scopo era puramente informativo, non mandatorio, ma una volta emerso il leak, con un'opinione pubblica ancora atterrita dalla recente sciagura, chiarire lo spirito dell'iniziativa non fu affatto semplice.

Resta il fatto che la lista esiste, ed è ancora oggi consultabile. Essendo stata stilata in funzione di una platea di madrelingua inglese, appare chiaro come le segnalazioni di "Highway to Hell", "Safe in New York City", "Shot Down in Flames" e "T.N.T." degli AC/DC, "Sabotage" dei Beastie Boys, "Rocket Man" di Elton John, "Great Balls of Fire" di Jerry Lee Lewis, "Seek & Destroy" dei Metallica e "Suicide Solution" di Ozzy Osbourne fossero state fatte per evitare episodi di involontario morbid humor, come gli angolofoni definiscono l'umorismo che da cattivo gusto sfocia nel macabro. Facilmente imputabili a dimenticanze sono le segnalazioni di "Smooth Criminal" degli Alien Ant Farm (alla quale non corrisponde la citazione dell'originale registrata da Michael Jackson), o di "Dancing in the Street" dei Van Halen (non accompagnata dall'originale delle Martha and the Vandellas). Al contrario, la versione originale di "Last Kiss" di J. Frank Wilson finì tra i titoli attenzionati, mentre la cover registrata dai Pearl Jam la fece franca. Nessun dubbio, invece, per "Knockin' on Heaven's Doors": il tema di "Pat Garrett & Billy the Kid" era troppo celebre per non guadagnarsi la doppia citazione, sia con l'originale di Bob Dylan sia con la famosa rilettura firmata dai Guns N' Roses.

Poi, certo, i pareri non si discutono: nelle oltre 160 segnalazioni non è difficile imbattersi in titoli nei quali è piuttosto difficile scorgere riferimenti involontari alla tragedia (per esempio "Hey Joe", più precisamente nella versione di Jimi Hendrix, che è sì una murder ballad, ma che con bombe, aerei, esplosioni e altro non ha niente a che fare). Occorre però immaginare la concitazione di quelle ore: lo scopo non era quello di aprire un dibattito, ma di arginare un'ondata emotiva, e tutto sommato non era il caso di andare troppo per il sottile.

Ci si potrebbe chiedere cosa ci faccia "Imagine" di John Lennon, nella lista di canzoni sconsigliate, e in che modo versi come "Imagine there's no countries / It isnt hard to do / Nothing to kill or die for / No religion too / Imagine all the people / living life in peace" ("Immagina che non ci siano nazioni / non è difficile / nessuna ragione per uccidere o morire / e nemmeno religioni / immagina tutte le persone / che vivono la vita in pace") potessero ribadire scenari quegli scenari di morte e distruzione dai quali i programmatori volevano preservare i propri ascoltatori. Ammesso che lo scopo fosse solo quello, perché dopo l'11 settembre George Bush, reinventandosi presidente di guerra, ricompattò la nazione: e la sua politca, soprattutto estera, il "nothing to kill or die for" decisamente non lo prevedeva...

(dp)

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