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Max Gazzè: "Ho scelto il pop, quell'arte difficile che piace ai bimbi"

di Ernesto Assante


Max Gazzè ha una nuova vita: quella del divo pop. Con un album, Maximilian, dopo un anno ancora in top ten e un singolo, Ti sembra normale, re delle radio italiane, è un momento magico. Per rendersene conto basta vederlo in uno dei suoi affollatissimi concerti di questa estate, che culmineranno il 4 settembre nella data all'Home Festival di Treviso. Per poi avventurarsi a ottobre in un tour che toccherà Toronto, New York, Tokyo, Los Angeles, Shanghai... "Ci siamo concessi un investimento sulla produzione, con uno spettacolo ricco e un gran bel suono", ci spiega, "c'è grande soddisfazione. E poi al terzo singolo rientrare ancora una volta alto in classifica con l'album è sorprendente".

Soprattutto per un artista "geneticamente outsider" come lei...
"Ma sì, io mi sono sempre considerato fuori target, ma questo successo lo vivo serenamente, finché sarà possibile manterrò questo standard. Finito il tour mi fermerò un po', ora mi godo un anno pieno di soddisfazione".
Max Gazzè fa il giro del mondo: il debutto al di là dell'oceano

Dopo il trionfo in trio con Daniele Silvestri e Niccolò Fabi se lo aspettava questo successo solista?
"La palla di vetro in un campo come il mio non ce l'ha nessuno, anzi sarebbe drammatico averla. La verità è che dalla conclusione dell'esperienza del trio ognuno di noi ha scelto strade diverse. Io ero davanti a un bivio, mi piaceva l'idea di usare Maximilian come un alter ego e dare spazio a sperimentazioni con i synth che volevo fare uscire con lo pseudonimo, uno studio sulle frequenze, sui sintetizzatori modulari. Ma avevo anche delle canzoni lavorate con mio fratello Francesco e con Francesco De Benedittis che mi piacevano molto. Dovevo decidere tra il disco totalmente pop o quello sperimentale: durante l'estate dell'anno scorso ho deciso di fare prima il disco pop".

La sua anima pop era già delineata nel lavoro con il trio.
"Sì, nel corso del progetto le diverse anime erano già presenti, i momenti più pop erano i miei, le elucubrazioni sofisticate erano di Daniele, le cose più intime di Niccolò".

La sua ricerca sul pop era già iniziata da molto tempo.
"È vero, anche se non so se nel prossimo disco farò cose diverse. Ma sono contento di come ci sono riuscito: fare pop è davvero un'arte difficile, significa fare cose orecchiabili, archetipiche, ma ricche e a loro modo complete, c'è una meticolosa stesura del testo, una attenta ricerca sul suono delle parole che faccio con mio fratello, le assonanze, le rime interne. La semplicità da filastrocca è solo apparente: i testi sono complicati, come quello di Sotto casa, ci sono duemila parole ma i bambini la cantano subito".

È un'arte difficile, dunque.
"È un arte meravigliosa, fare pop in maniera sciatta è criminale. È più complicato fare pop che abbia senso che fare delle cose complesse".
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La aiuta il fatto di non essere, per vocazione, un cantautore ma un musicista?
"Credo di sì. Mi sono sempre visto come un musicista e amo suonare. Mi capita di vedere artisti che stanno sempre in tour e non sanno smettere, io sono di quel tipo, non mi fa fatica fare concerti, il problema è farne pochi, fosse per me li farei tutti i giorni. Poi è anche vero che c'è bisogno di pause, per pensare, ricaricarsi, provare cose diverse. Adesso mi appresto a partire per tour mondiale, America, Canada, Cina, Giappone, farò dei club dove verranno molti italiani residenti all'estero e francamente non vedo l'ora..".

A cosa sta pensando?
"Mi piacerebbe fare un tour in cui mettere insieme orchestra sinfonica e sintetizzatori, penso di poterlo realizzare per la primavera dell'anno prossimo. Ma è solo uno dei tanti progetti...".

Max Gazzé - Ti Sembra Normale