MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Niccolò Fabi: parto dall’intimo per capire il macrocosmo

Ascenderà a quota milleotto, quella del Rifugio Gilberti . sopra Sella Nevea. Perché un artista ascende non sale. Il significato è il medesimo, ma il suono che la parola produce è diverso. Uno sa di gesto meccanico, salire, l’altro è più mistico. Niccolò Fabi, comunque, conquisterà una parte di montagna.
«E non sarà una prima volta - dice - già sulle Dolomiti piazzai un asta con un microfono sopra. Solitamente si canta di giorno, come accadrà domani alle due del pomeriggio (l’occasione è l’atto finale del No Borders Music Festival) e svanisce la ritualità del concerto. A me piace più senza backstage. Con una chitarra e una voce. Sei tu, i monti attorno, un pubblico che ha faticato per raggiungerti.
E se è arrivato sin lassù significa volontà di farlo». Ben prima, ovvero oggi, il cantautore sarà preda, dalle 18.30, dei ragazzi del Lab di Gemona.
«Pratico spesso questi sentieri. Formano anche chi, in realtà, dovrebbe formare. È un piacevole dare e avere».
Nove album, dal 2013 ogni tre anni. Una casualità. Una somma di piccole cose titola l’ultimo.
«Non accade, ma stavolta sì. Sono rimasto avvinghiato a lungo all’insegna, poi è arrivata la musica. Trovo abbia un significato preciso, soprattutto sociale. Noi facciamo tutti parte di una grande disegno. Ognuno di noi, nel suo microcosmo, contribuisce a formare il macrocosmo. Tante addizioni provocano l’insieme. E la responsabilità individuale diventa fulcro su cui muoversi. Volendo s’innescano altri simbolismi».
Musicalità garbate, le sue. Nulla di anormale. Pochi strumenti, con un pianoforte che si fa sentire da lontano. E sono passati vent’anni da Dico: 1996. E quando la cifra si arrotonda ti viene istintivo voltarti. Non tutti, per carità. Chissà se Niccolò l’ha fatto. «Non ho affatto paura di riavvolgere la vita. C’è della nostalgia, a volte. Nulla di trascendentale. È umano».
E, magari, in questa corsa a gambero spunta un Sanremo del 1997 con - in allegato - il Premio della Critica per Capelli. Tutto così in fretta. «È stato utile passare per la Riviera - ricorda - se non altro per capire subito la doppia maschera di questo mestiere. Mah, ora è fuori luogo
stare a discutere se il festival mi è stato utile. Meglio in vetrina che nel retrobottega, però è impossibile ricostruire un’esistenza senza un momento, cercando di capire come sarebbe andata. Compresi che la Tv non faceva per me. Eh, mica poco».