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Subsonica, vent’anni di band: «Faremo una pausa ma ci rivedremo»

Lunedì, alle 21.30, i Subsonica saranno all’Arena Alpe Adria di Lignano con il tour 1996-2016. Sarà un concerto dal sapore particolare, pensato appositamente per raccontare vent’anni di attività della band. Sarà anche il penultimo concerto prima di una lunga pausa di almeno due anni, in cui Samuel si metterà alla prova con un progetto solista.
Però state tranquilli: i Subsonica non cesseranno di esistere. Venti giorni fa, con un post su Facebook, Samuel aveva annunciato di aver iniziato a navigare in solitaria, di aver intrapreso un percorso alla ricerca di se stesso. Raggiunto al telefono il frontman della band torinese ieri ha voluto rassicurare i fan. «Ci prenderemo solo una pausa. Non abbiamo assolutamente l’intenzione di cancellare quello che siamo stati fino a oggi. Semplicemente ci prenderemo del tempo per reinventarci».
- Perché un progetto solista?
«Perché in gruppo perdi le dinamiche del viaggio in solitaria. Avevo la necessità di mettermi in discussione e alla prova, di vedere dove potevo arrivare senza l’appoggio degli altri. Questo progetto è un’occasione per tirare le somme con me stesso. Questi due ultimi anni con i Subsonica sono stati bellissimi; ora, però, si aprirà una parentesi nuova che mi dà molti stimoli».
- A che punto è?
«Ho scritto già sia testi che la musica del nuovo album. L’8 agosto andrò a Los Angeles per lavorare con il produttore Michele Canova, il top in Italia. Con questo album ho voluto confrontarmi con il linguaggio pop italiano. Io arrivo da un circuito rock-indie e mi piaceva l’idea di creare un collegamento appunto tra le due aree.
- Il post su Facebook però lascia dubbi sulla sua voglia di riabbracciare il branco.
«Voglio rassicurare i fan: è solo un periodo di pausa e i Subsonica si rincontreranno».
- Con che spirito è stato pensato il tour dei vent’anni?
«Due decenni insieme è un’era geologica per una band. Il ventennale ci ha spinto a riflettere sui fattori che ci hanno consentito di stare insieme, pur nella diversità. Il tour nasce dalla voglia di raccontare il nostro percorso».
- Sarà una scaletta diversa dal solito?
«Sì. Solitamente sceglievamo la scaletta basandoci sulla velocità, seguendo un flusso. In questo concerto, invece, raccontiamo delle storie. Abbiamo scelto tre brani di ogni album, in ordine cronologico. All’inizio di ogni terna diamo anche delle informazioni sul periodo storico in cui i brani sono stati composti. Questo ci consente di contestualizzare i nostri brani ed anche di descrivere i cambiamenti intervenuti negli anni, anche dal punto di vista sonoro. Sarà come leggere un libro».
- Vent’anni fa immaginavate di ottenere così tanto successo?
«All’inizio non ci pensavamo. Ci siamo resi conto del successo solo dopo Sanremo, con i primi palazzetti tutti pieni. Questo tour è un momento di riflessione e di bilanci».
- Quali sono stati i momenti chiave, in positivo e negativo, del vostro percorso?
«Come band abbiamo sempre avuto la necessità di stare in tour continuamente. Avremmo potuto optare per gli stadi e scegliere di fare meno date. Siamo però felici
di aver mantenuto un rapporto costante col pubblico ed anche di aver reso accessibili a tutti i nostri concerti, grazie al prezzo basso del biglietto. La difficoltà più grande è stata restare insieme, far convivere idee diverse. È stato faticoso, ma bello».