MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Nella magica notte di Lignano Vasco Rossi non tradisce


di Gian Paolo Polesini

Il lacustre Christo chiama a sé cinquemila fedeli sull’Iseo, il marino lignanese Vasco, ventidue mila. Se non è notizia questa, ditemi voi. La The Floating Piers, alla fin fine, ce l’abbiamo avuta pure noi.


Un signor esodo per raggiungere l’unico dio pagano del rock con la carta d’argento in tasca.
Be’, pensate ai Rolling Stones, ancora molto rotolanti nonostante i rugosi sguardi.


Non è un Paese per giovani, questo è ormai chiaro. Poi che il Blasco sia unico, va detto. Puoi amarlo o ignorarlo, comunque prevale il pensiero equidistante: una cospicua fetta di storia italiana della musica passa per Zocca.
Diciamo passa e non “è passata”, occhio. Come diceva il Liga (si può nominare il Liga parlando di Vasco? È un rischio minimo, dai) nel suo film da Zero a dieci: «Stiamo ancora passando». È ciò significa continuità, corposa vita.

Il concerto di Vasco: si aprono i cancelli dello stadio di Lignano.
A Lignano mancano poche ore al concerto di Vasco Rossi: i cancelli dello stadio Teghil sono stati aperti per permettere ai fans di prendere posto all'interno dell'impianto. Fans che arrivano da tutta Italia e che non nascondono l'emozione per l'evento musicale.
Ma scendiamo un attimo al prima. Alla partenza del rocker dal suo buen retiro golfistico. Qualche ardito si nasconde tra gli alberi delle buche, proprio di fronte all’albergo. Sgamati, i fan vengono alla luce.

E pazientemente aspettano il passaggio del corteo di suv Mercedes oscurati e scortati dalle giubbe blu. Una ragazza rincorre l’auto per un centinaio di metri.
Abbiamo pensato: adesso la macchina si fermerà e Lui scenderà. Deve farlo. Macché. Avrebbe potuto essere il giorno della vita per quella signorina. Che ti costa, Vasco! Due stupidi minuti.

Torniamo all’impatto. Non siamo nuovi a scenari colmi di umanità felice, il concerto è ancora un ottimo ricostituente, tra i pochi momenti di un’era piuttosto avara.
Sapete cos’è? Mancano riferimenti confortanti e soprattutto risolutivi.

I pensatori ci stanno tradendo. Dicono bianco e agiscono in nero. E non emozionano piú. Volete mettere un palcoscenico con sopra gente che suona?
Poi dipende da chi, ovviamente. I cugini di campagna, seppure assai pittoreschi, non alzano lo share, ma va da sé. Il Komandante ha carisma ed è un’altra qualità in netto declino.

Piú generazioni in fila e famiglie intere come Bortolussi e Cassina di Premariacco. E c’è l’associazione di volontarie “Yab” dal nome di una delle bambine adottate
Lo stadio Teghil è circondato da giorni. Nemmeno Custer, guarda, anche se il generale aveva i Lakota alle costole, non bella gioventú. Mezzo Friuli e dintorni si è accampato vicino ai cancelli per poter scivolare dentro con rapidità.
Stare là sotto, guardarlo dal basso all’alto, con addosso tutti i decibel possibili, non è come stare in tribuna. E sono zone richieste, il rock va vissuto cosí, senza compromessi e senza filtri. Ventiduemila non finiscono in un dente, come si dice.
Creano un pazzesco giro d’aria. E si respirava a fondo quell’aria di liberazione, sebbene rimbecilliti dal volume. Picchia forte il Kom.
Rossi è il sinonimo di educata ribellione. L’arte scuote, se vuole, e sa farlo senza distruggere. Distribuisce energia, il Blasco, scrivendo e cantando. A noi basta cosí.
Poi c’è chi ancora si ostina a classificarlo. Vasco è di destra o di sinistra? Ma chissenefrega da che parte sta o cosa rappresenta.

Vasco vulcanico come sempre ha aperto con “Lo Show”, poi le ballate tanto attese
Lignano, su e giú per il palco in giacca con lustrini d’argento poi sostituita con una in pelle. Un mix di pezzi storici e di brani dal nuovo album. Burns alla chitarra fa scintille
La musica è apolitica, nonostante nei decenni il canto abbia giocato a favore o a sfavore dell’ideologia. Insomma qualcuno lo vorr. ebbe uomo di destra, altri rammentano che la sua Bologna dei Settanta forgiava solamente gente di sinistra.
E che palle! Vasco è “Vado al massimo”, Vasco è “Albachiara”, Vasco è “Gli spari sopra”, Vasco è “Sally”, Vasco è “Un senso”, Vasco è “C’è di chi dice no”. E ci scusiamo per qualche omissione.
E Vasco è pure industria. Christo darà a tutti l’emozione di camminare sulle acque, ma Rossi di sorvolare sulla melodia. Decisamente piú sentimentale.
Magari dura, a volte, e non tralasciando mai l’anima romantica. Abbiamo bisogno di tutto questo. Di una miscellanea di scosse.
Che, guardando al soldo, rendono e piuttosto bene. Far cassa, anzi grancassa, nel decennio della sottrazione, è di un’unicità rara.