MUSICA




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Federico Zampaglione racconta “Nel respiro del mondo” dei Tiromancino


«Dentro a questo disco c’è il mare», dice Federico Zampaglione, anima dei Tiromancino. L’album s’intitola “Nel respiro del mondo”, esce l’8 aprile ed è stato concepito dal leader della band romana a Sabaudia, in una casa sulla spiaggia. Dentro si canta di moli e traversate, di onde e del linguaggio segreto dei pesci. “Il mare è il filo conduttore: dà un gran senso di serenità, ma può farti sentire solo e spaventato, ti mette a confronto con qualcosa di più grande di te oppure può farti sentire spaesato, come nel pezzo ‘Mare aperto’, che ho scritto dopo la scomparsa di mia madre. Le onde sono emozioni, movimenti interiori, pensieri che non si fermano mai. Mi piacerebbe che la gente, ascoltandolo, sentisse il tempo che si ferma. Vorrei che questo disco fosse una finestrella su un’immagine di pace e che ascoltandolo si potesse sentire il rumore del mare”.

Completo nero e camicia bianca, con la data di nascita della figlia Linda tatuata sulla mano sinistra e sul polso una C inserita in un cuore rosso trafitto da una freccia, Zampaglione scioglie gocce di propoli in un bicchiere d’acqua e intanto racconta la principale novità musicale del disco, i suoni del produttore Luca Chiaravalli. “Sono meno vintage, più contemporanei, puliti, essenziali, con un groove che prima non c’era. Sono i Tiromancino 2.0”. Per la prima volta, il cantautore ha prodotto demo con parecchie percussioni, “di tutti i tipi, da anfore metalliche a piccole marimbe”, e poi chitarre acustiche e classiche. “Ho spedito i pezzi a Luca che ha messo ritmiche e tastiere. Ci ho lavorato di nuovo in fase avanzata per aggiungere chitarre elettriche e bassi. È stato un processo lungo, sei, sette mesi. Ho cercato di fare la sintesi del mio meglio e anche dal punto di vista vocale è più maturo. La musica è un’arte talmente vasta che c’è sempre qualcosa da imparare”.

“Nel respiro del mondo” è stato lanciato da “Tra di noi”, un pezzo su un rapporto d’amore o di amicizia che “si consolida nel tempo e non vive più di chiacchiere, ma di sostanza”, e da “Piccoli miracoli”, scritto di fronte a un tramonto sul mare in Thailandia e poi inserito da Luca Lucini nel film “Nemiche per la pelle” con Margherita Buy e la compagna di Zampaglione, Claudia Gerini. “Sono tutte canzoni con un elemento cinematografico, sono piccole sceneggiature”. È il caso di “Molo 4”, che parla “della vita avventurosa dei marinai ma anche di immigrazione”, oppure di “Onda che vai”, nata da un viaggio di alcuni anni fa a Cuba. “Mio padre ha aggiunto elementi letterari legati a Hemingway e Neruda”. Non è l’unico pezzo scritto col padre Domenico, col quale Federico ha composto i testi di metà dell’album. “Ha trent’anni più di me, ma lo considero un mio coetaneo. È stato lui a iniziarmi alla musica facendomi sentire i dischi dei chitarristi come Hendrix e Clapton. Condividiamo tutto e quando lavoriamo assieme non penso che sia mio padre, ma un amico”.

Parallelamente all’attività con i Tiromancino, Zampaglione continua a scrivere per altri artisti. L’ha fatto per Eros Ramazzotti, Noemi, Chiara, Almamegretta, Michele Bravi, di recente per Alessandra Amoroso. Per lei ha composto “Nel tuo disordine” ispirandosi ai classici di Mina di quarant’anni fa. “Mi piace confrontarmi con altri artisti. E quando lo faccio subentra il lato del regista, perché è come se stessi scrivendo una parte per un attore. È una sfida scrivere cose che devono arrivare un pubblico ampio e intanto cercare di inserire elementi che sono solo tuoi. E così, magari produco un’icona del trash come Richard Benson oppure dirigo un video per Biagio Antonacci, sono tutte sfide”. Lo è anche l’attività di regista, anche se l’ultimo film “Tulpa” risale al 2012. “Per ora non ho il progetto di girare un film, mi concentro sulla musica”. Sta lavorando da tempo a un video d’animazione ambientato ovviamente in mare per una canzone tratta da “Nel respiro del mondo”, di cui non vuole dire il titolo. In estate partirà in tournée: “Voglio farlo nei teatri perché lì si sentono bene le parole”.