MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Sanremo, scontro generazionale? (Il punto sulla gara dei venti)

La competizione fra generazioni rischia di diventare il leitmotiv nella gara dell’imminente Festival. Il direttore artistico Carlo Conti, furbacchione, avendo puntato nel 40 per cento del cast sui volti dei talent show per catturare la più bella gioventù, riempiendo il resto delle caselle ha scelto da una parte artisti di recenti «Sanremo Giovani», poi pochi outsiders e infine personaggi noti, alcuni con autorevolezza accumulata nella musica d’autore. E qui viene il bello: si dà il caso che il primo recente e fugace ascolto delle canzoni da parte dei media riuniti dallo stesso Conti nella sede Rai di Sanremo, abbia visto i (per forza frettolosi) giudizi pendere dalla parte della generazione più agée. E se ne parla.
Niente è meglio di ciò che ci è già familiare? Siamo destinati a rimanere inchiodati al passato? Non proprio. Finiscono a confronto, in realtà, modi diversi di scrivere e interpretare: non solo una più consumata e consolidata padronanza della scrittura dei testi, che con la pattuglia over 40 si prende una rivincita contro le banalità alle quali ci hanno abituati gli stellini dei talent-show. Incolpevoli, loro. Colpevoli quelli che chiudono le orecchie in nome dell’audience, e per dirla con Ruggeri (che non le manda a dire): «si vede che sono scritti da gente che non ha mai letto libri, che non è interessata alle persone».
Anche la scrittura musicale di un pugno dei concorrenti anziani sanremesi è parsa al primo ascolto più convincente, e così pure l’interpretazione. Perfino Patty Pravo, torna a sfoderare classe nella ballad romantica e non imprevedibile «Cieli immensi», mentre gli Stadio tirano fuori un confronto fra padre e figlia sofferente d’amore («Un giorno ti dirò/che ho rinunciato agli occhi suoi per te»), rock melodico e accorato con la voce di Gaetano Curreri; Ruggeri, come un topo nel formaggio, sfodera sfiziose declinazioni rock cantando il ciclo della vita che ci forgia e condiziona («Siamo il prodotto di gioia e dolore...Figli di sogni segreti perduti nel vento»). E che eleganza i Bluvertigo di Morgan, che nella sua «Semplicemente» canta la vita quotidiana («Acqua che scorre mentre leggo il giornale/Camminare col cane sull’argine del canale») in un’operina in vari movimenti stilistici.
Per fortuna poi, si spariglia perché anche qualche giovane si fa notare. Ha solo 21 anni Rocco Hunt, e omaggia Pino Daniele in funk, cantando le difficoltà del futuro («Tutti dietro le tastiere, e mo’ chi a fà a rivoluzione»); viene da X-Factor Noemi, che con Masini autore canta la curiosa «La borsa di una donna».
Ci sono outsiders assolutamente da riascoltare per capirne la resa. Come Arisa, così misurata nella sua stramba poetica («Ho preso tutto da mia nonna faccio una preghiera a Dio»), o Neffa che si vorrebbe più pimpante nel quasi reggae «Sogni e nostalgia». Irene Fornaciari e Clementino almeno raccontano una storia, ciascuno a modo proprio: lei il «Blu» del mare che perde i migranti, lui fa un rap-romanzo di nostalgie.
Ma è tosto entrare in quel mondo indistinto per l’arte della canzone ma non per la tv, con legioni di seguaci di fede cieca sui social e nei fansclub. Qui si soffre d’amore, e l’addoloratissimo Lorenzo Fragola rischia di vincere. Obbligatorio il riascolto per Annalisa, più in palla dell’anno scorso; gli Zero Assoluto hanno una loro eleganza nell’ineffabilità, sono degli ossimori cantanti; un altro ossimoro è la coppia Giovanni Caccamo/Deborah Iurato, lui tutto sussurri, lei tutta grida. Da qui in poi, i testi diventano fumosi e faticosi. Dolcenera parte bene quasi in gospel e r’n’b, poi si perde per strada. I Dear Jack soffrono in un polpettone amoroso, mentre il loro ex vocalist Alessio Bernabei ha un po’ la canzone di Nek dell’anno scorso, disco con l’allettante ritornello «Noi siamo l’infinito». Francesca Michielin ha un brano da Settimana Enigmistica, Valerio Scanu abbraccia tutti i cliché della canzone sanremese. Ma perché, ancora? E allora ci si ricorda di Elio e Le Storie Tese: la loro canzone di 7 ritornelli in diverso stile, ti fa ridere alle spalle della forma-canzone.

Marinella Venegoni