MUSICA




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Madonna, show in ritardo dopo le code


L’ultimo fan, esausto ancora prima dell’inizio dello spettacolo, ha superato i varchi del PalaAlpitour una manciata di minuti dopo le nove. Lo spettacolo della regina del pop, però, è iniziato più di un’ora dopo. Archiviata l’attesa e la tensione, dopo qualche fischio è iniziata la musica. Che quello di Madonna non sarebbe stato solo un concerto, lo si era capito subito. È stata anche la prova generale del piano antiterrorismo messo in campo dopo gli attentati di Parigi. Un collaudo sul campo che ieri aveva portato il Questore, Salvatore Longo, a chiedere «la collaborazione di spettatori e cittadini per poter garantire la loro sicurezza».

La bonifica

Sin dalla mattina scattano controlli su tutta l’area del palazzetto. Bonificate le strade, i viali e i giardini di piazza D’Armi. Poi cominciano quelli ai fan, che già a centinaia premevano sugli ingressi per conquistare il posto migliore. «Ci hanno controllato gli zaini e i documenti - racconta Serena Demo, 26 anni, arrivata da Padova -. Dopo ciò che è successo a Parigi, ero spaventata. Poi mi sono fidata delle garanzie date dalla polizia e la paura è rimasta a casa». Alle tre e mezza chi ha la fortuna di avere un biglietto per la tribuna vip, 520 euro, inizia ad affrontare il percorso di prefiltraggio. In fila c’è anche Paolo Baldassarre, 44 anni di Napoli. «Il rischio di attentati? Il mio vero timore era che, a Torino, ci rinunciasse proprio Madonna». I controlli? «Noiosi, anche se doverosi. Ma non si può scongiurare qualsiasi incidente, anche con uno spiegamento di forze così imponente».


Le perquisizioni

I controlli, quelli veri, iniziano quasi due ore più tardi. E sono sistematici. Come avvisato da giorni, non passa nulla di superfluo. Davanti alle squadre di steward e forze dell’ordine, a terra e nei cestini finiscono bottiglie, lattine e ombrelli. Non passa nemmeno il liquido per le lenti a contatto, il burrocacao e i bastoncini per farsi un selfie con il cellulare. Intanto, le prove di Madonna finiscono tardi. E così slitta anche l’accesso ai varchi: quelli dei metal detector, dei cani antidroga e antiesplosivo. Si fanno quasi le sette, poi i fan iniziano a entrare nel PalaAlpitour. Le code, a quell’ora, fanno il giro del palazzetto e dello stadio Olimpico fino a raggiungere via Filadelfia. «L’organizzazione è pessima - sbotta Francesco Aloe -. Siamo arrivati qui seguendo le indicazioni ufficiali, e abbiamo ancora dovuto aspettare due ore al freddo prima di vedere l’ingresso».


La tensione

Man mano che passa il tempo, e si esaurisce la pazienza, tra gli spettatori in attesa cresce anche la tensione. Salvo Privitera è arrivato da Catania: «Qui si respira un’aria strana. La paura ha preso il posto alla gioia che dovrebbe accompagnare un evento speciale come questo». E alla fine c’è chi, sotto gli sguardi sbalorditi dei presenti, arriva ad ammettere che lui, a Torino per il concerto di Madonna, non ci voleva nemmeno venire. «Preferirei essere a casa mia, con i miei figli - assicura Mattia Magnani di Reggio Emilia -. La verità è che ho provato in tutti i modi a rivendere il biglietto. Non ci sono riuscito: ecco perché sono qui».