MUSICA




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Pausini e i giornalisti embedded Le polemiche sul viaggio a Miami

di Marinella Venegoni


La voce corre sul web e prima che io potessi scrivere qui il mio pistolotto, lamentandomi ancora una volta di avere accesso vietato alle conferenze di Gianna Nannini e di Laura Pausini, il sito di tvzoom.it, ripreso da Dagospia, ha divulgato la storia che leggerete qui sotto, della presentazione a Miami del nuovo album della Pausini e dei giornalisti specializzati invitati, meno due: uno è Andrea Spinelli, scrupoloso collega del gruppo QN e di altre pubblicazioni, e l'altra sono appunto io.
La storia la leggerete qui sotto, abbastanza velenosamente raccontata.
Io non voglio invece essere velenosa, perché sono gli incidenti del mestiere, è anche la libertà che si paga: e si diventa esempio per i colleghi dei "rischi" che si corrono, e di cosa bisogna fare (o non fare, dipende dai punti di vista) per difendere la propria libertà.
A me di Miami non importa granché perché ci vado fin troppo di mio. Noto solo che il Delano, su Collins e 22a (mi pare), dove sono ospitati i colleghi, costa una paccata di soldi. Io smentisco però che uno non possa sentirsi libero di scrivere se lo ospitano in un albergo così; ho molto viaggiato con gli artisti ma non mi sono mai sentita per questo obbligata. Però rilevo anche che negli ultimi anni è molto, molto difficile leggere pezzi di musica popolare con un taglio problematico, non esagero nemmeno a dire critico. Si è appiattito tutto dentro la marmellata della promozione, che è diventata un guaio non arginabile per la deriva che ha preso. Ricordo che secondo una ricerca del New York Times del 2014, ci sono ormai 4,8 addetti stampa per ogni giornalista, e la pressione può essere davvero pesante. Bisogna essere forti e determinati. Volendo, certo.
Quel che invece mi preme dire è che Laura Pausini, quand'era una ragazza che scalava la gloria, ha avuto la fortuna di trovare in me e in Andrea Spinelli due professionisti che l'hanno seguita ma non in ginocchio, anzi. E hanno anche tentato di insegnarle molte cose degne che le sono state utili nel suo lavoro, anche se non troppo nelle opere. Poi, le avrà dimenticate.
Sembrerà strano, ma voglio ancora bene a quella ragazza che arrivava dalla provincia ed era solare, diretta, magari non troppo acculturata ma piena di voglia di fare, generosa con i più sfortunati, attenta al mondo in cui sarebbe vissuta e che andava scoprendo. Temo che la sua evoluzione abbia preso una piega divistica, attribuisco questo suo atteggiamento alla presenza di troppi signorsì nei suoi dintorni, e non mi piace questo alone di strapotenza che la circonda. I grandi consiglieri sono quelli che ti dicono anche e soprattutto le cose che non vanno, e tu ne devi far tesoro. Se non lo fai, peggio per te.
Segue il pezzo "velenoso" che racconta le ultime vicende.


Da Dagospia
I sintomi della menopausini - Per presentare il suo nuovo disco, Laura Pausini porta una vagonata di giornalisti a Miami ma ne esclude due, colpevoli di scrivere cose a lei sgradite
Da "tvzoom.it"
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La signora Laura Pausini è una mamma. Anzi, la buona mamma degli italiani. E lo diventerà sempre di più quando, tra qualche mese, forse nel 2016 o forse nel 2017, ci terrà compagnia in un preannunciato woman-show, forse con Paola Cortellesi, forse prodotto da Bibi Ballandi per Rai 1.

Perché Laura Pausini è il prototipo della mamma perfetta. Per dimostrarlo qualche giorno fa ha piazzato su Periscope un video davvero interessante che avrebbe fatto venire i brividi a Hitchcock, per quanto ti tiene incollato alla sedia: quasi otto minuti girati dalla classe business dell’aereo diretto a Miami in cui, occhiali scuri sul viso ed espressione tra l’annoiato e il seccato, si lamentava perché sul volo era stata separata dalla figlia di due anni e mezzo durante il viaggio. Ha detto, sempre su Periscope, che gli italiani sono egoisti e non hanno ceduto il posto alla sua bambina che ha dovuto farsi presumibilmente undici ore di volo separata dalla mamma. In effetti, una crudeltà.





In effetti Laura Pausini poteva anche pensarci prima, quando ha prenotato il volo, con tutte le segretarie, baby sitter e assistenti personali che ha e che si vedono anche nel video di Periscope: insomma, invece che dirlo alla Rete, avrebbe potuto semplicemente ricordarsi che una mamma di solito viaggia con la figlia al fianco e, dunque, alla compagnia aerea solitamente si fa presente che la figlia piccola ama viaggiare assieme alla genitrice. La Pausini è un personaggio strano.



Lo è sempre stata . In questi giorni ha portato quasi tutti i “vivaci” giornalisti che si occupano di musica con lei a Miami, praticamente in vacanza, per presentare il suo nuovo disco. Quasi tutti, dicevo, con una pratica penosa che è però ormai la regola delle pagine di spettacolo: giornalisti embedded al seguito dell’artista o delle case discografiche o di produzione televisive.
Facile figurarsi quale obiettività il giornalista o finto tale possa avere in una situazione del genere. Quasi tutti, comunque, dicevo. Perché un paio di giornalisti la Pausini ha deciso di lasciarli a casa. Due di quelli più noti nel settore.
Uno è stato ritenuto dalla Pausini e dal suo staff colpevole di aver scritto nel corso dell'ultima tournée della cantante che i numeri degli spettatori, che aveva fornito alla stampa, erano stati gonfiati e che quel tour era stato un mezzo flop. La Pausini ama i bambini ma non le critiche e quindi il giornalista non embedded è rimasto a casa, fuori dal viaggio premio a Miami.
L'altra giornalista è stata fatta fuori dalla gita a Miami perché, sembra, avesse ironizzato su un concerto che la Pausini organizzò a San Siro qualche anno fa assieme ad alcune sue colleghe per raccogliere fondi per l'Aquila terremotata. Anche lei a casa, colpevole di aver scritto senza ginocchiere. Con buona pace della libertà di stampa.