MUSICA




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MUSICA
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Il Tenco non trova più il futuro della musica ma la qualità passa ancora da "quel" Sanremo


Imprevedibili percorsi della musica popolare hanno fatto quasi coincidere gli psichedelici MTV EMA a Milano, con la più vetusta e nota Rassegna italiana della Canzone d’Autore. Mondi lontanissimi come canta Battiato, due testimonianze di modi di fare musica che hanno ormai ben poco in comune. Il Premio Tenco che si è chiuso sabato ha avuto un rinnovato momento di spolvero grazie alla dedica dei tre giorni, sotto il titolo «Tra la via Aurelia e il West", al suo socio storico più prestigioso. Trascinato qui in tutta la sua immensa presenza, pur se refrattario alle celebrazioni, Francesco Guccini ha fatto la sua parte di giorno come protagonista e di sera come spettatore: sabato ha parlato da scrittore, unica sua attività da quando ha abbandonato la musica. «Ammetto di essere snob, ma preferisco un mio racconto in un’antologia che non 13 miei LP», ha confessato lasciando un po’ d’amaro in chi le sue canzoni ancora canta.

Se gli Ema, come linguaggio tv, sono praticamente vietati ai maggiori di 25 anni, va detto che la platea del Tenco era soprattutto over 50, così come la congrega del team, e ospiti di riguardo come Carlin Petrini e Sergio Staino, venuti a omaggiare il Maestrone e troppo rilevanti per non rimanere ancora a lungo numeri uno.
Il problema del rinnovamento si fa sentire in questa come in altre organizzazioni culturali. A Sanremo si nota particolarmente l’assenza di under 50 fra chi si occupa delle attività: che si sono però giustamente spalmate durante l’anno, dando l’idea della continuità di una missione. Ma la liturgia spettacolare è rimasta immobile, in molti hanno notato che il sito del Club è carente di informazioni, il che non è certo un vantaggio. Alcuni soci con i quali ho chiacchierato raccontano l’imbarazzo per le lotte intestine di varie fazioni, qualcuno mi ha parlato di decisioni prese a colpi di tessere («come se fossimo in un partito», mi è stato detto). Gira voce che Secondiano Sacchi, uno dei soci storici ora residente a Barcellona, stia mettendo in piedi una sua versione della manifestazione per il mese di dicembre.

In mezzo a tanta tempesta, le serate di questa edizione(impreziosite da 1 pezzo gucciniano per ogni ospite), erano apparentemente tranquille e popolate da artisti di spessore di ogni età. Questo dev’essere poi l’arte, più che una questione di anagrafe: ma certo la macchina della musica per vivere ha bisogno di sempre nuovi contenuti, e non si è vista la "next big thing" del cantautorato italiano. I nomi consolidati invece c’erano, eccome: da Vecchioni a John De Leo, da De Scalzi e Giovanardi a Cristina Donà. Da Pieraccioni fino al supergruppo che ha chiuso sabato sera, tutti ex musicisti di Guccini sempre in tour con il suo repertorio (Flaco Biondini, Marangolo, Tempera e altri, ai quali si sono aggiunti qui il sempre simpaticissimo Jimmy Villotti e Deborah Kooperman).
Samuele Bersani (premiato con Pacifico per «Le storie che non conosci», con un cameo dello stesso Guccini) e Carmen Consoli, due delle più significative presenze artistiche a questo Tenco, credono che la rassegna abbia ancora una missione. «Sono per mantenere la tradizione purché non diventi una riserva indiana - dice Samuele -. Anch’io a 45 anni sono un reduce, ma è positivo poter ascoltare tutte insieme tante poetiche nelle quali ti puoi riconoscere. Guccini poi è uno dei primi che ho incontrato con Lucio Dalla, amo i suoi dischi meno verbosi, come "Parnassus"». Per problemi di voce non ha potuto cantare, mentre Carmen Consoli, all’Ariston con una personalissima «Il vecchio e il bambino», rileva «la spaccatura in Italia fra "profilo" e "pop". Il Tenco è una piccola isola dove si manifesta la necessità di elaborare le cose con il tempo, diventato così prezioso che nessuno ormai lo utilizza. Dopo 6 anni di assenza dalle scene, noto che lo spazio è più in direzione pop, se percorri le strade dei locali è diventato persino difficile esibirsi». Sempre più difficile.

Marinella Venegoni