MUSICA




​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​​
​​​​​​​​​​​​​



​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
​​​​​​​

​​​



MUSICA
Start a New Topic 
Author
Comment
Guccini: “Tra goliardia e canzoni d’autore i migliori Tenco della nostra vita”


«Ho fatto presente che sono ancora vivo, o se sono morto non me ne sono accorto». Con ironia sorniona, Francesco Guccini commenta la decisione del Club Tenco di dedicargli la prossima rassegna: per i suoi primi 75 anni, e anche per i 40 passati da quando si meritò il Premio Tenco. Cominciava la stagione d’oro dei cantautori: in quel 1975, da De André a Enzo Jannacci, i riconoscimenti segnavano una strada.

Ma «il Club Tenco è nato anche grazie a Guccini», dice il comunicato dell’organizzazione: per 21 ruggenti anni, il Maestrone è stato imprescindibile di questa sorta di antifestival: non solo artista fecondo e facondo, ma animatore delle cene notturne con Carlin Petrini e il suo Trio, e gareggiante di ottavine con Benigni e David Riondino, e socio bevitore nella leggendaria Infermeria del secondo piano, e ancora suggeritore e colto istigatore di inviti extramusicali alla rassegna.

Che, dopo la scomparsa del patron Amilcare Rambaldi, e cominciando la lunga latitanza di Francesco, si è come ripiegata su se stessa, e ora pure in mezzo a un mare magnum di polemiche interne sta cercando di rimontare. Guccini ascolterà le sue canzoni cantate dagli altri ospiti, da Carmen Consoli a Samuele Bersani a quell’altro campione di presenze, Roberto Vecchioni; nell’attesa, ricorda le ragioni che hanno fatto del Tenco un momento speciale e unico, malgrado i 101 tentativi di imitazione.

Cosa prova Francesco, all’idea di farsi celebrare?
«Io li ringrazio, ci andrò con molto imbarazzo. Le celebrazioni non fanno per me. Ultimamente si era un po’ sfilacciato, non ci andavo più. Ma io non faccio più spettacoli».

Perché il Club Tenco è un luogo tanto speciale?
«È stata un’idea formidabile di Amilcare Rambaldi, di far sentire questi giovani della canzone d’autore, non era ancora conosciuta come poi fu. Venivo dal successo di Radici del ‘72. Con grande emozione ci siamo andati, alle prime serate. Bindi, Venditti, Giovanna Marini, Pietrangeli, Vecchioni. De Gregori non comparve e dovetti chiudere anche la seconda serata, con La locomotiva. Poi ci siamo trovati con i disegnatori: Staino, Andrea Pazienza, un altro che non c’è più. Arrivarono grandi personaggi come Leo Ferré, Tom Waits, Joni Mitchell. C’era una specie di crogiuolo di creatività, scambi d’idee, e a volte divertimenti goliardici, con il famoso Trio di Bra».

Il Trio di Bra, capitanato da Carlin Petrini, con Azio e Giovanni.
«L’ora serissimo Petrini inventore di Slow Food, era un giocatore di trovate. Li feci partecipare io al Tenco, dopo che erano venuti a Bologna perché avevano fondato una delle prime radio libere e volevano invitarmi. Ma al Tenco trovai tanti altri. Antonio Silva il presentatore, Sergio Sacchi che ora vive a Barcellona, Michele Serra, Roberto Benigni che era agli inizi. Facemmo il trigemellaggio con Dolceacqua grazie al farmacista Bigi Barbieri, compagno di scuola di Calvino che di lui parla nel Sentiero dei nidi di ragno».

Nella cena dopo spettacolo vi scatenavate in gag esilaranti.
«Una buona, quando venne Pablo Milanes con l’ambasciatore cubano, fu che cantammo Que linda es Cuba, un “Fidel che vien dalla montagna...”, continuando con “...e bada ben che non si bagna”».

L’Infermeria dell’Ariston diventava un’osteria ad uso interno.
«L’idea credo fu di Bigi con Carlin. Si consumava una quantità smisurata di vino, e nascevano le vignette dei disegnatori che venivano appese al muro».

Qualcuno vide la propria carriera partire di lì...
«Paolo Conte proprio lì fu contattato dall’etichetta Le Chant du Monde».

Sarebbe stata diversa la musica italiana senza il Tenco?
«Ha lasciato il segno, l’idea della canzone d’autore si è amplificata, anche senza radio e tv. Ora tutto è cambiato, non ci sono esperimenti, in questi talent show arrivano ragazzi che non hanno background e spariscono subito. Ho letto che Boncompagni vuol metterli tutti agli arresti domiciliari».

Marinella Venegoni