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Bon Jovi, l'album che brucia un ponte e ne costruisce di nuovi: "È la fine di un'epoca"



Esce il 28 agosto "Burning Bridges", il nuovo album della band guidata da John Francis Bongiovi, Jr., ovvero Jon Bon Jovi. L'ultimo per la Mercury Records, segnerà la fine di un'epoca e l'inizio di una storia nuova. Cominciata nel 1983: "Non so quale sarà la prossima strada, ma io guardo sempre avanti"

Un disco per “bruciare i ponti”, un disco per ricominciare. I Bon Jovi dopo 32 anni lasciano la loro storica casa discografica, la Mercury Records. E lo fanno pubblicando il 28 agosto Burning Bridges. Definito un “special fan album” conterrà 10 brani tra outtake, rarità e demo delle session di Lost Highways, The Circle e What About Now. Sulle cause della rottura, il leader, Jon Bon Jovi, non ha dato spiegazioni tranne che citare i versi della canzone omonima contenuta nell’album: “Dopo trent’anni, hanno lasciato che ti scavassi la fossa/Adesso magari imparerai a cantare o almeno strimpellare insieme/Beh, ti darò metà dei diritti/Sei la ragione per la quale ho scritto questa canzone”. Lo scorso 18 luglio il cantante aveva detto a proposito del disco: “Alcune canzoni hanno 10 anni. We Don’t Run è nuova, ma Saturday Night Gave Me Sunday Morning ha probabilmente 8 o 10 anni”. Ha poi aggiunto: “Questo lavoro rappresenta la fine di un’era”.


A due anni di distanza da "What About Now", del 2013, la band guidata da Jon Bon Jovi torna con un nuovo album, "Burning Bridges", in uscita venerdì 28 agosto. L'annuncio ha fatto schizzare il disco in cima alla classifica dei preorder (le pre-ordinazioni): è al #1 in Italia e in altri 16 paesi (Austria, Spagna, Portogallo), Top 5 in 45 paesi tra cui Germania, Messico, Giappone, Brasile e Top 10 in altri 57 mercati internazionali (UK, Canada, Australia). La prenotazione della propria copia del disco permette di ricevere istantaneamente i brani, "We Don't Run", "Saturday Night Gave Me Sunday Morning", il primo singolo estratto, "A Tear Drop to the Sea", "Blind Love" e "I'm Your Man". Nella loro carriera lunga più di tre decenni, cominciata nel 1983, i Bon Jovi hanno venduto oltre 135 milioni di album in tutto il mondo, suonato in oltre 2.900 concerti in oltre 50 paesi per più di 37 milioni di fan. Ai Billboard Awards del 2014 i si sono aggiudicati il Top Tour Award, che premia il tour di maggior incasso dell'anno e l'Eventful Fans' Choice Award.

E che sia anche il prodotto di un periodo non proprio facile lo dimostra anche il sofferto addio di Richie Sambora, chitarrista della band e braccio destro di Jon Bon Jovi: “Il 2014 è stato un anno abbastanza drammatico per me”, ha detto l'artista. “Le cose circolate su Internet su problemi di soldi e litigi non sono vere. Richie non si è presentato a lavoro e non lo ha fatto per altre 82 volte in tour. La cosa migliore che possa dire di lui è che saresti fortunato a chiamarlo tuo amico. Questo non significa che per la sua assenza io, Tico (Torres, il batterista, ndr) e Dave (Bryan, tastiere, ndr) ne dobbiamo soffrire”, ha proseguito.

Con il mito di Bruce Springsteen sempre in testa, Jon Bon Jovi, anche lui del New Jersey, con papà di origini siciliane, ha costruito nel tempo la sua idea di pop glam metal a suon di successi planetari. Dal debutto omonimo del 1984, passando per il disco boom del 1986, Slippery When Wet, numero uno negli States e album più venduto di quell’anno con tre singoli che diventeranno dei veri e propri inni per i fan della band (You Give Love a Bad Name, Livin’ on a Prayer e Wanted Dead or Alive), complessivamente i Bon Jovi hanno prodotto 12 album, venduto oltre 100 milioni di dischi, realizzato una serie infinita di concerti (se ne contano quasi 3 mila in 50 nazioni), ottenendo cinque album numeri uno su Billboard, 25 singoli nella topo 100, 10 nella top 10 e quattro al numero uno. Numeri di prestigio che denotano il grande seguito di fan in tutto il mondo, ma anche il successo di un’idea musicale fatta con storie di ordinaria quotidianità.

Per promuovere il suo primo tour in Cina, in partenza a settembre, Jon Bon Jovi si è cimentato con una tradizionale canzone d’amore, cantata in mandarino, in occasione del San Valentino cinese. Il regalo è stato molto apprezzato dai fan orientali e, a quanto pare, la sua pronuncia è stata considerata più che discreta.

Nel tempo il leader della band, Jon Bon Jovi, si è distinto per la capacità di essere un catalizzatore con il fiuto per gli affari: “Sono l'amministratore delegato di una grande società che sta gestendo il suo marchio da 25 anni”, dichiarò nel film documentario del 2009 di Phil Griffin, When We Were Beautiful. Il carisma di Jon Bon Jovi è così elevato che lo porta pure a intraprendere un’attività cinematografica come attore nel film Moonlight and Valentino del 1995 e in alcune serie tv. Votato dalla rivista People nel 2000, rockstar più sexy del pianeta, Jon Bon Jovi è considerato uno dei musicisti più potenti e influenti del music business. Vive col culto della sua immagine. Neil Strauss, il giornalista e critico musicale, gli chiese in un’intervista: “Sapresti fare il nome di una rockstar di oggi che è un sex simbol più di te?”. Lui tra tentennamenti, nomi fuorvianti e reticenze alla fine rispose: “Beh, sono io”.

Il cantante non ha mai nascosto di aver ricevuto prestigiosi attestati di stima. Confessò: “Ho un chitarra Martin autografata da Bob Dylan, mentre Leonard Cohen ha dichiarato che la versione preferita della sua Hallelujah è proprio la mia. Davvero figo. Questi sono personaggi di cui mi interessa davvero tutto”. E ancora, all’apice del successo quando la band fu invitata dal sindaco di New York, Michael Bloomberg, il 12 luglio del 2008 per realizzare un concerto gratuito in Central Park, disse: “Questa è una cosa che i Beatles e gli Stones non hanno mai fatto”.

La sua idea di band è sempre stata molto singolare e come padre - padrone affettuoso affermò: "Questa è la Bon Jovi Enterprise Inc. che include Bon Jovi e tutta la sua band. Sono tutti dipendenti e molto felici di esserlo. È uno sforzo di team, il nostro. È un po’ come la teoria del management di Henry Ford. C’è sempre qualcuno che al vertice deve prendere le decisioni. Ma è sempre e comunque uno sforzo comune. Diverso da ogni concetto di democrazia, nel senso che se mai venisse la moglie del nostro bassista a dirmi che non se la sente di seguirci ancora in tour, noi la prenderemmo in considerazione e faremmo saltare i concerti”.

Con Burning Bridges Jon Bon Jovi voleva tagliare i ponti con il passato, qualunque cosa significhi. Nei pre-ordini il disco è al numero uno in Italia e in altri 16 Paesi, Top 5 in 45 Paesi tra cui Germania, Messico, Giappone, Brasile e Top 10 in altri 57 mercati internazionali (UK, Canada, Australia). Più o meno contemporaneamente il musicista ha confermato che il nuovo lavoro, quello vero, è quasi pronto e potrebbe uscire nella primavera del 2016. “Quale sarà la prossima strada, il prossimo tragitto? Questa è una domanda eccitante nel senso che io guardo sempre avanti”, ha detto.