MUSICA




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"Crêuza de mä" tradotto in napoletano Rivive disco epocale di Fabrizio De André


Ci sono legami che restano a dispetto del tempo ed esorcizzano le Grandi Assenze attraverso l’arte, sempre quando l’arte c’è. In uno scatto di energia sorprendente in questi tempi nei quali ognuno bada al proprio orto musicale e tira a campare, un disco meraviglioso scritto e cantato in genovese è stato tradotto in napoletano: Fabrizio De André sarà felice dell’ulteriore vita di «Crêuza de mä » nell’idioma già da lui usato nel ‘90 per «Don Raffaé», una delle sue canzoni più popolari, pungente e sorprendentemente sempre più contemporanea. L’idea è di alcuni operatori napoletani e del Club Tenco, che nel segreto più segreto sta occupandosi del progetto fra Sanremo dove si prepara la prossima edizione del Premio (22-24 ottobre), Milano sede della Sony che lo distribuirà, e naturalmente Napoli, dove in questi giorni sono in corso incontri con i vari artisti che daranno nuova vita e lingua alle canzoni, pare con uno spettacolo che sta per essere annunciato, al Maschio Angioino, a metà settembre.
Fra gli artisti che sono stati invitati al restyling partenopeo di Fabrizio (le traduzioni sono di Annino La Posta, scrittore e cultore di musica popolare) ci sono Peppe Barra, Fausto Mesolella, Raiz, Enzo Avitabile e Teresa De Sio; ma si annunciano altre sorprese, si parla anche di Pietra Montecorvino e di Gennaro Cosmo Parlato. Coordinatore generale del progetto è l’operatore culturale Dario Zigiotto.
Dori Ghezzi, la vedova del grande Genovese, è naturalmente al corrente del progetto e così pure Mauro Pagani, che di « Crêuza de mä » (così come di «Don Raffaé») è coautore, e che l’anno scorso nei trent’anni dell’album ne ha pubblicata una riedizione con nuovo missaggio e varie chicche. Si sente dire che gli artisti napoletani sono affascinati e spaventati insieme dal cimento: una prova della loro vitalità, e di quella dell’opera epocale di Fabrizio De André.

Marinella Venegoni