Non solo slowfood. Bisogna riconsiderare l’ascolto della musica. Slowmusic? Sarebbe l’ora.
Quando la mattina passo in rassegna i siti dedicati e le mail, vengo investita (come chiunque) da una tal ventata di nuovi nomi e titoli, che giro dritto verso Schumann a prendere una boccata d'aria. Poi però si torna indietro, si vanno a risentire cose fresche che son rimaste nel cervello, e alla luce di ricordi e refresh posso testimoniare: un bell’album che resterà e allargherà la propria sfera di ascolto è “Currents” dei Tame Impala, gruppo che fin dall’inizio ha dato prova di solidità e fantasia.
Chi potrà seguirli dal vivo a Rock In Roma, il 26 agosto, non se li perda.
La freschezza del terzo album dei sei Australiani del rock psichedelico guidati da Kevin Parker, il fondatore, si tinge in “Currents” di vintage e suggestioni antiche. C’è l’omaggio ai Beach Boys, mentre sintetizzatori e strumentazioni live evocano gli ultimi Daft Punk di “Random Access Memories”.
E’ un album da vacanze, ma potrebbe diventare da vacanze di Natale, interrompendo il flusso delle canzoni che si ricordano per un minuto, come quei libri che non vendono una copia (e sono tanti sia qui che là).
Intorno al tema del cambio, ispirato dall’interruzione del rapporto con la collega e fidanzata Melody, scorrono in “Currents” melodie pulite, suggestive e sognanti, guidate dal falsetto di Parker e vivacizzate da un blando electropop. Il primo brano, “Let it Happen”, il più daftpunkiano, dura un bel sei minuti e conduce dritto verso altri 13 pezzi che ti fanno apprezzare l’inventiva rispettosa di una storia, snodandosi uno dentro l’altro in un flusso piacevole e rilassato.


Marinella Venegoni