MUSICA




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Muse, unica data italiana - I «droni» del prog-rock

Niente scenografie spettacolari come avevano abituato nei tour precedenti: solo giochi di luce, qualche video, dei megapalloni fatti volteggiare sul pubblico prima dei bis e soprattutto rock, tanto rock per il ritorno dei Muse a Roma, nell’unica tappa italiana della band britannica. Il rapporto con Roma, e con l’Italia, del resto, è come quelle storie che non finiscono mai.

Nella città eterna, all’Olimpico davanti a 60mila persone, due anni fa avevano deciso di registrare il dvd ufficiale del tour mondiale. E ora sono tornati, nel loro ennesimo cambio di pelle senza tuttavia snaturare se stessi e l’impronta rock-progressive in chiave elettronica che li contraddistingue da 20 anni a questa parte, ma senza neanche abbandonare la strada verso nuove e inattese destinazioni.

In 35mila si sono dati appuntamenti all’Ippodromo delle Capannelle, per il Postepay Rock in Roma, una delle tappe del Drones world tour. E la band da quasi 20 milioni di dischi venduti li ha ricambiati con un’ora e mezza di live da lasciare senza fiato.
A tutto ritmo, con la musica che avvolge, esalta, rimbomba nelle orecchie e trascina tutto e tutti in una festa. In scaletta non sono mancati i brani recenti dell’ultimo album Drones, uscito poco più di un mese fa. Il via lo ha dato Psycho, ma poi i fan hanno ballato e saltato sulle note di The Handler, si sono scatenati con Dead Inside e con Reapers.

Ma i tre ex ragazzi britannici, Matthew Bellamy, Chris Wolstenholme e Dominic Howard (accompgnati da Moran Nicholls), hanno attinto a piene mani anche dal passato, a partire da The 2nd Law, il penultimo lavoro, e andando a ritroso tra atmosfere rock, pop-elettroniche, dance dei dischi precedenti: c’è stato spazio per Supermassive Black Hole, Plug in Baby, Hysteria, Supremacy, Starlight, Time is Running Out.
Una carrellata di due decenni di energia pura.

Tre i brani scelti per i bis: Madness Mercy e Knights of Cydonia, mentre coriandoli e stelle filanti colorate venivano lanciate sul pubblico. A dominare la chitarra di Bellamy e la batteria di Howard.
Ad aprire il concerto di Roma, i Nothing But Thieves, che hanno intrattenuto il pubblico fino a poco dopo le 22, quando i Muse hanno rotto il muro del suono e riannodato i fili, mai sfilacciati, del passato con la città eterna.

19.7.15