MUSICA




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MUSICA
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Il mercato della musica corre (+22%) trainato dalle star italiane

Per l'industria musicale in Italia i primi sei mesi del 2015 saranno da ricordare. Mesi, quelli fra gennaio e giugno, in cui il mercato della discografia nel Paese sembra aver dato una sterzata secca verso l'alto, con una crescita del 22%, a 65,5 milioni di euro (si parla di sell-in, e quindi di vendite effettuate dall'impresa agli intermediari commerciali, non ai consumatori finali che, in definitiva, disegnano poi un mercato che vale poco meno del doppio).

Quel che i dati raccolti dalla società Deloitte per Fimi (la Federazione dell'industria musicale italiana) rilevano è però un quadro di mercato in cui sono cresciute tutte le componenti. È infatti cresciuto il mercato digitale (da 22,8 a 28 milioni, per un incremento del 23%) , ma anche quello fisico in cui i cd hanno messo a segno un incremento del 22% da 30,7 a 37,3 milioni di euro.


Dato questo sorprendente, ma che in effetti è anche un po' la chiave dei risultati positivi messi a segno nei primi mesi dell'anno. «Per quanto riguarda il mercato fisico - spiega Alessandro Massara, presidente di Universal Music Italy - abbiamo beneficiato di una serie di uscite da parte di artisti italiani che hanno riscosso molto successo». Jovanotti, Marco Mengoni, Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti, J-Ax, Ligabue, Gianna Nannini, ma anche Sanremo 2015 e novità come Il Volo e The Kolors sembrano aver dato una spinta verso l'alto alle vendite nel comparto fisico oltre che per quanto riguarda il «2.0».
In quest'ultimo caso, scorporando i dati si vede bene come nel digitale, sempre grazie alla performance degli album (+12 % sul download) è cresciuto anche il download totale (che stava calando) con +6 % (10, 8 milioni di euro). Quando si parla di download in Italia si parla prevalentemente di Itunes.

Nel comparto della musica “liquida” però il risultato più degno di nota continua a essere quello dello streaming che è arrivato a rappresentare il 26% di tutto il mercato discografico ed il 62 % del digitale. Lo streaming - prevalentemente in questo caso parliamo di soggetti come Spotify, YouTube, TimMusic - è cresciuto complessivamente del 37 % con un valore di mercato di 17,3 milioni di euro (nel 2014 era poco più di 12). «È chiaro - aggiunge Massara - che in questo momento l'industria musicale sta beneficiando del fatto di avere per prima abbracciato la causa del digitale. L'abbiamo coccolato e abbiamo imparato a conviverci creando valore. Il fatto che le telco stiano offrendo pacchetti di contenuti musicali in streaming ci fa anche sperare in crescite per il futuro».

Certo, che il mercato italiano sia cresciuto così repentinamente lo si deve anche alle dimensioni stesse del mercato, che sono tutt'altro che enormi. Il tutto nel quadro di valori che sono scesi di oltre il 70% in quindici anni. Ma la musica è uscita dalla crisi con i dati del primo semestre 2015? «Mi sembra un po' presto per parlare in questi termini ma il trend è positivo», replica Andrea Rosi, presidente di Sony Music Entertainment secondo il quale c'è però un aspetto sul quale occorre soffermarsi: «È passato il momento in cui un sistema di fruire della musica uccideva l'altro. Ora ci sono elementi che convivono in un favorevole ecosistema. Tutto sta a continuare a produrre della musica di livello, come è stato evidentemente fatto».

Concorde su questo punto anche Marco Alboni, presidente di Warner Music Italy. «Ho sempre creduto - dice - che siamo in un bellissimo periodo di trasformazione destinato a non finire mai. E guardando alle varie piattaforme e ai vari supporti, si capisce che non c'è una cosa che esclude l'altra. Gli italiani continuano a comprare e consumare musica quando si trovano di fronte a un prodotto che vale. su questo noi major abbiamo un compito importante: continuare sulla strada che abbiamo intrapreso a favore della qualità sia lavorando con artisti consolidati, sia favorendo il più possibile la collaborazione fra artisti, sia puntando a valorizzare artisti nuovi. E i risultati continueranno a venire».