MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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Quel boccalone di sir Paul si fa psicanalizzare in pubblico

Surfeggiando in rete oggi ho trovato l'ennesima confessione di Sir Paul McCartney sui Beatles e su se stesso, e l'ho trovato davvero un po' boccalone. Eppure quando lo si incontra l'elenco delle cose da non chiedere è sempre lungo: ma più gli anni passano, più egli mostra di essersi liberato dalla zavorra del non-detto, e stavolta è stato più sincero del solito. Che cosa ancora ci nasconderà, dopo questa?
In una lunga intervista a "Esquire", dice il tam-tam della rete, Paul ha confessato stavolta che quando John fu ammazzato, "a parte l'orrore del fatto, il concetto persistente diventò: bene, John è un martire. Come JFK".
La cosa evidentemente non fu di suo gradimento, e non solo suo. Tornò ad instaurarsi, si intuisce, quel sentimento di concorrenza con John ormai santificato, che era andato avanti nel tempo, visto che il boccalone Paul continua: "Cominciai a sentirmi frustrato visto che tutti continuavano a ripetere: beh, allora lui è i Beatles. E io, George e Ringo cominciammo a dire: calma, sono un anno fa eravamo tutti uguali, noi quattro".
Sembrano cose da asilo Mariuccia, vero? Invece bisogna tener conto che trattasi di artisti, per i quali prima c'è l'Ego poi viene il resto del mondo, affetti compresi.
Quindi Paul fa quello che i giornalisti musicali non fanno quasi più. Recensisce il suo vecchio coautore: "Bene, John ha fatto un gran lavoro, ma ha fatto anche un lavoro non grande". E giù un altro paragone: "Ora il fatto che lui sia ora un martire, lo ha fatto elevare a uno status alla James Dean o ancora di più".
Viene in mente di quando, all'improvviso, decise di firmare tutte le canzoni dei Beatles con un "McCartney/Lennon", invece che il contrario com'era sempre stato, e tutti pensammo: "Ma che gli succede? Quello è morto, non può neanche difendersi". Faceva probabilmente già parte di questa fase della battaglia dell'Ego.
Che anche uno come lui, in fondo una bravissima persona e molto generosa con gli interlocutori, butti fuori questi sentimenti così bassi se vogliamo dirlo, è un po' sconfortante.
Ma poi, dietro si indovina l'ansia dell'horror vacui oppure la paura del cupio dissolvi.
Time goes by, e il buon Paul fra le mille confessioni di quest'intervista - che resterà negli annali - dice anche di non aver alcuna intenzione di ritirarsi: "Mi piace ancora scrivere e cantare. Non gioco a golf e non porto a spasso il cane, e ne vedo tanti che si ritirano e il giorno dopo tirano le cuoia".
Bravo, Sir. Vai avanti così che io almeno, e non solo io credo, sono d'accordo con te. Smettere cosa? Mavalà. Stai solo attento alle cattive compagnie, quando fai i duetti. Ma i talent no, mi raccomando eh?

Marinella Venegoni