MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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Musica Nuda e “Little Wonder”: ma solo “little” e poco “wonder”


Dopo il “Live in Tirana”, il duo Musica Nuda (Petra Magoni e Ferruccio Spinetti) ha deciso di restare a cantare fuori dallo studio di registrazione, rinunciando alle cuffie e registrando il suo nuovo disco dal vivo, che si intitola “Little Wonder” e contiene 11 canzoni. Ancora cover, come è ormai sua abitudine quasi fissa, solo che questa volta non le ha alternate con alcuna nuova composizione. Spinetti ha inoltre deciso quasi di abbandonare l’archetto privilegiando il pizzicato, mentre la Magoni si è mantenuta su tonalità più basse del solito e non ha voluto strafare, neanche quando avrebbe potuto giocare con la sua voce particolarmente dotata. Nella canzone “Is This Love”, Petra ricanta sulla prima esecuzione, simulando una doppia voce. In un “Ain’t No Sunshine”, invece, esegue una forma di scat usando la voce da soprano.

La scelta delle canzoni da proporre è stata molto variegata, un po’ come era successo con il loro primo CD del 2004, con una differenza sostanziale: questa volta le canzoni, oltre a essere di meno numericamente, lo sono anche in quanto a ritmo, allegria e varietà. Anzi i due hanno cercato di uniformare anche quello che, all’apparenza, almeno sulla carta, era meno uniformabile. Canzoni come “Tout s’arrange quand on s’aime” (nonostante l’inserimento di alcune note de “L’uva fogarina” non acquista più colore dell’originale che risale ai primi anni 60. E “Sei forte papà” che ci si immagina inserita quasi per scherzo, manca dell’ironia che ne avrebbe potuta giustificare l’inserimento (in questa canzone, tra l’altro si sente anche la voce di Spinetti che si limita a dire più volte “sì”).



Il momento di “verve” arriva con “Far niente” (la bella “Bon Tempo” di Chico Buarque de Hollanda per la quale, tra l’altro, e per quest’unica occasione, viene aggiunto l’apporto prezioso della chitarra e dei flauti di Nicola Stilo e anche la Magoni si scatena un po’.


Una cover insolita è costituita da “Io sono metà” di Magoni, Spinetti e L. De Crescenzo, già incisa dal duo nel 2007 ma che non apporta grosse novità, tranne il fatto che ne rallenta leggermente il tempo.


La diminuzione del suono del violoncello, sostituito dal solo contrabbasso, è un po’ una perdita per l’intero disco: un’alternanza degli strumenti avrebbe senz’altro “movimentato” il tutto. Invece la scelta è stata quella di uniformare tutte le canzoni, quasi un tentativo di sperimentare una strada nuova: così Bob Marley è stato “avvicinato” a Becaud, Edith Piaf a Jurgens/Zambrini. Ma, ferma restando la vocalità eccellente della Magoni, il contrabbasso di Spinetti non potrà mai sostituire la musicalità del piano del Paolo Conte di “Un Vecchio errore”.



Persino l’ultima canzone, “La vie en rose” si ingrigisce e diventa dolente. Consideriamo questo disco, come scrivevamo prima, un iniziale esperimento che porterà a qualcosa di nuovo.

Il Cd è in digi-pack, mancano nel booklet i testi delle canzoni, che, peraltro, essendo cover, sono tutte già conosciutissime. La produzione artistica è stata affidata al duo che ha dato licenza alla WB per la pubblicazione.

Carlo Tomeo