MUSICA




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​​​​​​​Parliamo dei nostri gusti musicali
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MUSICA
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All’Eurovision vince la Svezia (e il kitsch)


Sessant’anni di Eurovision Song Contest, per noi italiani soltanto 46 perché per 14 anni abbiamo preferito restare fuori, da quanto la Rai era interessata. Poi il risveglio, e adesso, o meglio ieri sera in diretta Rai2, sembravamo diventati europeistissimi. Intorno alla kermesse - questa volta in onda da Vienna visto che l’anno scorso ha vinto la prode Conchita Wurst - c’è stata nel nostro Paese un’attenzione inconsueta che ha inondato soprattutto Twitter, apparso meno caustico del solito: e sì che le occasioni non sarebbero mancate, per prendere in giro questo gran circo tecnologico con effetti speciali spesso stucchevoli, elefantiaci, con mise allucinanti delle interpreti (l’interprete polacca Monika Kuszynka in ampio abito da sposa, la rappresentante della Georgia Nina Sublatti vestita da vampira volante) e un’aria generale molto kitsch: è questa, del resto, una simpatica costante della gara.

Ma il vento della musica sta cambiando, e non è un caso che abbia vinto con “Heroes” lo svedese Mans Zelmerlow, favorito già alla vigilia, cantore di dance che il suo Paese esporta con DJ di grande successo come Avicii. Torino vede svanita la possibilità di ospitare l’anno prossimo l’Eurofestival come lo chiamiamo noi, l’anno prossimo: è arrivato terzo il Volo, che rappresentava l’Italia in quanto vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo. Il Trio si è esibito per ultimo distinguendosi certo per originalità con il suo guardare al mondo datato della lirica in un mare di dance, ballads e voci femminili alla Céline Dion, e anche per l’interpretazione impeccabile di “Grande amore”.

Ma dopo il televoto, s’è ben visto (come sempre) che le varie giurie nazionali guardano prevalentemente ai Paesi loro vicini di casa, indipendentemente dal valore dei cantanti (davvero molti hanno stonato) e delle canzoni. Tutto il mondo è paese, e nel tracimare della vastità dei territori satellite della Russia è stata molto votata fin dall’inizio Paulina Gagarina, nome formidabile per una biondina sexy ma un po’ scipita e una canzone che non si faceva molto notare, ma è arrivata tuttavia seconda.

Kitsch a parte, ha deluso un po’ la Francia, con un pezzo più di tradizione e alquanto noioso di Lisa Angell e N’Oubliez Pas; ha deluso anche l’Inghilterra, che potrebbe far man bassa con il suo capitale umano ma snobba come da tradizione la manifestazione: lo swing elettronico degli Electro Velvet, leggero e frizzante, non prendeva gran che in un parterre dominato da elementi forti, e neanche i fuochi d’artificio finali hanno convinto i votanti.

Ha fatto una bella figura l’Australia, invitata come paese ospite, e ha colpito l’ampia figura serba di Boyana Stamenov, una sorta di Beth Ditto in salsa matrioska dalla voce possente, ma in questo caso inutilmente. I migliori, ma non così appariscenti, mi sono parsi i norvegesi Morland e Debrah Scarlett, con un brano abbastanza sofisticato, e il cipriota Yannis Karagiannis, un vero outsider con una bella ballad.

Marinella Venegoni