L'ultima storia su Miami Beach è un po' malinconica, e rispecchia bene i tempi di questa città baciata dalla fortuna ma soffocata ormai da un abbraccio turistico mortale: i nuovi grattacieli (tanti, troppi) sono subito abitati, e le nuove folle riempiono il traffico in modo insopportabile, tanto che nei weekend è praticamente paralisi totale. Questo non impedisce di ingrandire e ristrutturare tutto il possibile, con un'amministrazione della città del tutto lasca, che avrà sulla coscienza questa corsa verso la rovina.
L'ultima vittima è l'hotel Marlin, su Collins e 12a strada, delizioso hotel nel quartiere decò, che non può essere ingrandito all'esterno, ma all'interno sì: ed essendo appena stato venduto per 9,5 milioni di dollari, con le sue sole 14 camere, sarà sottoposto a ristrutturazione interna per ricavare nuovi spazi e un ristorante. A farne le spese sarà un remoto storico studio di registrazione che giaceva nelle sue viscere e ne faceva un hotel speciale.
Perché l'Hotel Marlin, costruito nel 1939, ha uno studio di registrazione? Perché l'aveva acquistato nel 1978 Chris Blackwell, il fondatore dell'Atlantic Records, e ci aveva messo lo studio per consentire ad artisti di serie A di stare agevolmente a lavorare a pochi metri dalla propria camera ma anche dalla spiaggia. Ci passarono giornate di lavoro e di vacanza, nel tempo, Bob Marley come Bob Dylan, Jay Z non ancora miliardario e gli U2, gli Aerosmith e persino, più di recente, Pharrell Williams.
Poi nel 2004 Blackwell decise di spogliarsi dell'attività, probabilmente perché gli artisti preferivano ormai gli alberghi a 6 stelle sulla spiaggia. Ora con la ristrutturazione si perderà una storia importante, e anche redditizia a modo suo, ma nasceranno altre 14 camere.
Ai tycoon dell'edilizia interessa ormai un solo tipo di attività, il turismo. Quello stesso che decreterà, alla lunga, la fine della bellezza della città.

Marinella Venegoni