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Forte Forte Forte, la Rai e Ivan Olita sono liberi dalla miope talent-dittatura della Carrà


Scritto da: Lord Lucas - sabato 14 marzo 2015




Raffaella Carrà non ha resistito, a tacciare le critiche mosse a Forte Forte come poco costruttive e assimilabili a insulti o offese. Lo ha fatto nel pippone finale, precedente alla proclamazione del suo cocco annunciato, Stefano, un talento bollito che non la oscurerà mai come showgirl (e funzionale al sistema Rai).

Forte Forte Forte è un programma che entrerà nel Libro Nero della Rai e che, anziché lanciare una stella, ha fatto eclissare quella della Carrà, tramutandone il mito rimodernato da The Voice nella fatale caricatura di se stessa. Vederla anche stasera biascicare parole inventate in playback e muoversi a fatica, rincorrendo la giovinezza a tutti i costi, è stato a dir poco patetico.

Per il resto l'intero Forte Forte si è rivelato un talent dittatoriale, che ha fatto del culto della Raffa nazionale una sorta di ossessione settaria. Il resto della giuria si è presto fatto da parte, ammettendo la propria mediocre subordinazione alla Queen. Persino quella ribelle di Asia Argento ne è uscita malissimo, come un cagnolino asservito al carro funebre di Non è la Rai.

Se c'è un faro che ha illuminato un programma scritto malissimo e realizzato ancora peggio, questo è Ivan Olita, uno dei pochissimi conduttori di nuova generazione che vanno a braccio senza vincoli autorali. La sua autoironia, il suo rapporto diretto e spesso autolesionista con il web, il suo prendersi per i fondelli ammettendo - tra le righe - il disastro che si è trovato a presentare ne hanno fatto il vero vincitore morale. Sentirlo inneggiare su Rai1 ai feticismi e alle limonate, oltre ai suoi interventi scomodi contro certe ipocrisie (vedi Cecchetto che ha identificato i giovani talenti con dei sottopagati), è stato encomiabile. Qualcosa ci fa sperare che sia Olita a co-condurre Tu sì que vales con Belen, al posto di quell'inetto senza opinioni di Francesco Sole.

Al vincitore di Forte Forte Forte non resterà che il contentino di entrare in un cast di Carlo Conti, magari con un contrattino di quelli da precario. E alla Carrà e Japino dei lunghi tornei di burraco, in cui - forse - realizzeranno di aver mandato in rosso non solo la Rai, ma anche il loro iban di lungo corso. Perché da un flop così non ti riprendi più.